Premio Strega 1947: TEMPO DI UCCIDERE, di Ennio Flaiano
“Bisogna battere Moravia. Mi raccomando” scrive a Flaiano Leo Longanesi nel dicembre 1946. L’editore ha appena fondato la omonima casa editrice ed è deciso più che mai a far concorrere il libro, di lì a pochi mesi, alla prima edizione del Premio Strega.
Intenzione di Flaiano è quella di scrivere una storia sulla guerra d’Etiopia che spazzi via ogni retorica propagandistica: bisogna smontare il mito dell’impresa imperialista costruito dal Regime, ripulendo il campo dalla autocelebrazione coloniale.
A seguito di un incontro amoroso che somiglia più a uno stupro, un Tenente del Regio Esercito uccide una donna etiope dopo averla ferita in modo accidentale. L’uccisione darà luogo a una concatenazione di eventi: la paura di essere scoperto e denunciato, la fuga in clandestinità, una nuova occasione per delinquere, la folle paura di aver contratto la lebbra…
Pagina dopo pagina, il racconto assume i toni oscuri del delirio, dell’ossessione: il senso di smarrimento in un paese “sgabuzzino delle porcherie”, la malattia, il delitto, il castigo, in un inarrestabile flusso di coscienza che lo farà sprofondare sempre più in basso.
“Forse non si tratta più di lebbra, si tratta di un male più sottile e invincibile ancora, quello che ci procuriamo quando l’esperienza ci porta cioè a scoprire quello che noi siamo veramente”.
Mezzo secolo dopo “Cuore di tenebra”, decenni prima di “Apocalypse Now”, questo libro racconta di un viaggio verso l’abisso. Un viaggio dai toni altamente simbolici, surreali: più che la guerra in sè – ferma, immobile sullo sfondo – sono i conflitti interiori del personaggio, dell’Io narrante, ad animare la pagina scritta.
Sospeso fra l’allegoria, il sogno, la realtà, fra un costante fetore di cadaveri e il dubbio amletico del morire/dormire che per un momento sfiora il Tenente, fra il senso di colpa e il desiderio di tornare a casa, il libro fornisce pochissime risposte, forse nessuna, ma è costellato di domande.
“Perché non capivo quella gente? Erano tristi animali, invecchiati in una terra senza uscita, erano grandi camminatori, grandi conoscitori di scorciatoie, forse saggi, ma antichi e incolti. Nessuno di loro si faceva la barba ascoltando le prime notizie, né le loro colazioni erano rese più eccitanti dai fogli ancora freschi di inchiostro. Potevano vivere conoscendo soltanto cento parole. Da una parte il Bello e il Buono, dall’altra il Brutto e il Cattivo. Avevano dimenticato tutto delle loro epoche splendide e soltanto una fede superstiziosa dava alle loro anime ormai elementari la forza di resistere in un mondo pieno di sorprese. Nei miei occhi c’erano duemila anni di più e lei lo sentiva”.
“Tempo di uccidere” sarà l’unico romanzo scritto da Flaiano e parteciperà a quella prima edizione del Premio Strega, nel 1947. Vincendo.
Recensione di Valerio Scarcia
Premio Strega 1947: TEMPO DI UCCIDERE Ennio Flaiano
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