Premio Strega 1959: IL GATTOPARDO, di Giuseppe Tomasi di Lampedusa
Niente, mi sono innamorata del Principe Fabrizio Salina e di Giuseppe Tomasi di Lampedusa. Del primo, per il fascino raffinato, intelligente, un po’ sensuale, lo sguardo attento ed intelligente velato da un’ombra drammaticamente decadente ma, chiaramente attento, lucidissimo.
Personaggio (reale, Tomasi di Lampedusa si rifece alla biografia del nonno) imponente: è lui il Gattopardo. L’analisi che traccia, impietosa e disillusa, sul carattere tutto siciliano di essere in grado di essere sempre uguali a sé stessi involontariamente impossibilitati, per natura e per storia, a farsi scalfire dagli eventi esterni, sui sentimenti dolci ma effimeri come la passione e l’innamoramento, sul cambiamento che il Risorgimento sta portando, non lasciano alcun spazio a prendere una posizione diversa dalla sua, e ci obbliga involontariamente a condividere il suo punto di vista, ad arricciare il naso davanti al pecorino e al suo olezzo plebeo, ad una rasatura malfatta con un rasoio che non è quello inglese: ci fa sentire tutti gattopardi! Del secondo, per la magia delle descrizioni paesaggistiche asciutte che, in poche parole, riescono a far percepire, il sole, il caldo, la polvere, il mare di Sicilia, dei palazzi lussuosi trascurati e polverosi, luce fioca di un passato splendente.
Se fosse ancora in vita mi inginocchierei e gli bacerei la mano: descrittore eccellente dell’animo umano, delle piccole brutture che albergano in ognuno di noi, ironico in maniera sottilissima, ha scatenato spesso delle fragorose risate con lo stupore di quelli che avevo intorno. Ci sarebbe da dire molto di più e, quindi, ne consiglio la lettura (o la rilettura) consegnando nelle vostre mani questo regalo come un dispaccio di primaria importanza (ai Signori Uomini ) o uno splendente gioiello (alle Signore Donne).
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