Premio Strega 1997: MICROCOSMI, di Claudio Magris
Lo chiamano Bora quel vento che attraversa le vie di Trieste, vento che si insinua nelle vite di questa gente che da sempre combatte, non solo le avversità meteorologiche, ma anche un patrimonio che padri e padroni di una terra senza confini, si divide, lenendo le ferite di un destino bellico.
Gente di paesi e paesaggi, di racconti e tradizioni, di passioni e amori, dalla sorte crudele e dalla storia che mostra inconfutabilmente la sua identità. Uomini di terra, di valli e monti, fiumi e mari, mare che vide Giasone solcare con gli argonauti, alla conquista del Vello d’oro.
Storia segnata e vissuta, storia che l’inchiostro lascia tra le pagine di un libro; libro appartenuto a uomini sempre in cerca delle propri radici.
Ed è qui che prende luogo questa storia, tra i tavoli del caffè San Marco, zattere di salvataggio di poeti e scrittori; luogo di illustri letterati di cui, ancora oggi in quel caffè, le loro voci si mescolano al soffio impetuoso di quel vento scuro.
Memorie che aleggiano lievi a confondere la morte di che si aggrappa insistentemente alla vita che mostra le sue ferite. Sentimento che lascia l’amaro in bocca, pensieri che si rivelano a ben altri traguardi, prosa di una poesia dai tormentati versi.
Storie di dolori vissuti, che affiorano alla mente come pesci intrappolati in una rete consumata dal tempo, pensieri aggrappati ai ricordi che non si cancellano, lasciati alla terra come cicatrici robuste, terra di fango e sangue, di pietra e di piombo.
Vite sommerse come detriti di un fiume, paure ed angosce assicurate ad una umanità che racconta le ferite di conflitti passati. Eredità condivisa da prede e predatori che si spartiscono l’ambito premio, uomini estirpati ad una tradizione che non ha più radici.
È questa l’amara pena riservata a gli uomini che si portano via i ricordi, che lentamente escono dalla porta di una Chiesa, mentre la campana funerea suona ancora i suoi ultimi battiti .
Ma la storia resta; resterà tra le pagine scritte da uomini dall’incerta identità, rivoluzionari indomiti e dimenticati, vagabondi e protagonisti di un tempo che ha perso la sua esistenza, ma che trova la forza di raccontare ogni passione vissuta, ogni amore spezzato, fra attori e protagonisti di una partita giocata a carte.
Micrcosmi, scene di limitate dimensioni che racconta di luoghi circoscritti, e che si libera in una narrazione che scorre come le acque di un fiume, a volte lente e a tratti tormentate, e che lo scrittore abilmente descrive affascinando ogni lettore.
Prosa ricca e melodiosa, di rara sapienza che ci accompagna in questa avventura storica, di identità e attraversamenti di confini di ogni genere, dove la letteratura e la cultura Mitteleuropea affonda le sue radici.
Lungo è il viaggio che parte dal sapore di un amaro caffè, e che attraversa la silenziosa laguna e sprofonda i piedi nel fango di quelle acque salmastre; giunge al mare tra le isole infinite, esposte all’inaridito luogo dall’atmosfera deserta, sotto il cielo azzurro di un gabbiano solitario, e arriva sui monti di una baita innevata del Sud Tirolo. Caldo il tepore di un camino acceso, di un terra senza confini e di uomini senza una patria.
Buona lettura.
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