Premio Strega 2003: VITA, di Melania Mazzucco
Il filo della storia di una famiglia può perdersi nel tempo cosi come può essere riafferrato. E’ quello che è stata in grado di fare l’autrice di questo indimenticabile, a tratti commovente, racconto dei cosiddetti “ italiani d’America” ai tempi dell’immigrazione nei primi anni del ‘900.
Seguendo il filo e attraverso le vicissitudini dei due protagonisti Vita e Diamante , il lettore viene trasportato in una realtà facilmente accostabile a quella moderna, con la differenza che allora, a partire, erano intere famiglie del Mezzogiorno alla disperata ricerca di un futuro. Sembrano storie lontane anni luce da noi, ma basta scendere alla fermata della metropolitana o sugli scalini di una chiesa per renderci conto che quello che viene descritto nel libro non è alto che una storia antica, la nostra storia, di ciò che oggi è, per noi il fenomeno dell’immigrazione. Di mezzo però ci passa più di un secolo di storia, cambiano i protagonisti, ma quello che non muta è la disperata e affannosa lotta alla sopravvivenza.
Ognuno dei protagonisti del libro è una faccia dell’italiano in America. C’è Diamante, orgoglioso e tenace, che sfida le congetture e si tuffa nelle più disparate ( e disperate ) occupazioni pur di non finire nella malavita; diventa strillone, torna a casa ogni sera dopo mezzanotte vestito di stracci, come cena barattoli di fagioli irranciditi e un letto striminzito da dividere con un altro sfortunato italiano in cerca di lavoro ( “ faccia contro piede e piede contro faccia); passa a fare il Waterboy nelle ferrovie e i segni dei secchi pieni di acqua da portare agli altri lavoratori rimarranno per sempre sulla sua pelle e nella sua anima. Scappa a Denver, nel momento più deludente e triste della sua storia americana: malato, stanco, sconfitto. Infine , stufo dell’America, dei soprusi e delle ingiustizie, ritorna in Italia, accettando di arruolarsi nell’esercito italiano per lo scoppio imminente della guerra e concludere in patria il resto della sua vita.
C’è Rocco, l’italiano che decide di mettersi in mal affari, di sposare la figlia del Boss e così assicurarsi un futuro sicuro ,sporcato, però dal sangue di innocenti. Rocco dalla fogna è risalito e vive nel lusso e negli agi, cose che poteva solo sognare quando era un bordante di Prince Street. La scalata sociale gli è riuscita ma contemporaneamente ha perso per sempre se stesso e l’amore della sua vita. Si è piegato a un sistema che non lasciava spazio a null’altro che solitudine e finzione.
C’è il cugino Geremia , chiamato anche “ zio Tom”, che ha sacrificato l’intera sua persona per avere ciò che nessuno è riuscito ad avere fra gli amici di Prince Street: il denaro in modo onesto, accumulato grazie agli anni in miniera rimettendoci un braccio, il viso, i capelli che non cresceranno mai più come prima. È colui che ce l’ha fatta in America, quello che è sceso a compromessi, che ha sacrificato parti di se stesso per arrivare dove è: un impiegato americano.
E infine c’è Vita, il collante tra i protagonisti. Quella che arriva in America con Diamante , 9 anni lei e 12 anni lui, a bordo della Republic , nascosti in una scomoda scialuppa , vicini, per farsi caldo, per farsi compagnia. Vita attraversa la vita dei protagonisti e si fa attraversare da essi stabilendone la sorte. Ma vera e indimenticabile sarà solo la storia d’amore con Diamante, che resisterà nonostante gli anni,le distanze, le delusioni e i tradimenti.
Vita e Diamante sono partiti insieme e sono tornati insieme, è così che la scrittrice decide di far concludere la storia: ritroviamo i due protagonisti bambini accostati e nascosti al sicuro dentro una scialuppa, chiudendo il cerchio di una storia commovente, fatta di rivincite e ingiustizie, ma vera e amara come solo la vita può essere.
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