PREMIO STREGA 2010: CANALE MUSSOLINI Antonio Pennacchi

PREMIO STREGA 2010: CANALE MUSSOLINI, di Antonio Pennacchi (Mondadori)

 

 

Recensione 1

“Ognuno ha le sue ragioni”. Questo più o meno dicono i Peruzzi, famiglia trapiantata dal sud del Veneto alle paludi Pontine, ormai non più paludi, parlando però in un gradevole impasto dialettale. Affrontano fame, ingiustizie, difficoltà, trasferimento, guerre, malattie, raggiri, tradimenti, sempre con coraggio, non sempre con onestà o bontà d’animo. Un periodo storico a dir poco controverso viene narrato in modo epico, con totale sospensione del giudizio e non poca simpatia nei confronti dei personaggi, pronti a commettere azioni tutt’altro che nobili, ma anche ad amare e collaborare, ad aiutarsi, ma anche a punirsi in modo terribile. La storia passa sotto gli occhi di chi legge affascinandolo nell’affabulazione mirabile dell’autore e coinvolgendolo nel punto di vista popolare, contadino dei protagonisti. Ma non necessariamente convincendo da un punto di vista ideologico. La poesia dei nonni innamorati, anche ad un passo dalla morte, convive con la durezza spietata della tradizione patriarcale.

Talvolta, qui mi risulta necessario passare al punto di vista soggettivo, l’imbarazzo, nella lettura, è stato palpabile: immedesimarsi nelle vicende dei Peruzzi vuol dire assolverli? Comprendere le loro ragioni significa accettarne le scelte? E le azioni dei personaggi storici, che talvolta sono salvezza e spesso disgrazia nei confronti di questa, e altre, grandi famiglie a cui ci siamo, dubitosamente, legati, devono subire il nostro giudizio o solo la nostra passiva osservazione? Ognuno ha le sue ragioni, dice il narratore. E ci verrebbe spontaneo convenirne con lui, non ci sembrasse eccessivo cinismo.

Di Maria Cristina D’Amato

 

 

Recensione 2

Che bello questo libro! Sono tornata indietro nel tempo, ho pensato e ripensato ai miei nonni e a mio papà, loro che sono nati nella provincia di Ferrara e che hanno vissuto in parte proprio come i Peruzzi, la famiglia protagonista di questo romanzo. Allora le famiglie erano numerosissime, i nomi di battesimo fuori dal comune, si lavorava tanto, ma c’era anche miseria, desiderio di cambiamento, iniziativa e coraggio.

E che piacere poter leggere i dialoghi in dialetto, dialetto che non ho mai parlato, ma che capivo. E anche se la mia famiglia non è scesa come i Peruzzi in Agro Pontino, per me questo romanzo è stato un omaggio alle mie origini.

Per il resto, che dire? Non si raccontano solo le vicende dei Peruzzi nella prima metà del Novecento, scesi appunto dall’Altitalia a Littoria, ma soprattutto si raccontano i fatti politici di quel periodo, il tutto in maniera molto informale grazie ad un narratore che altri non è che un nipote del vecchio Peruzzi.

Un libro a tratti divertente, curioso, coinvolgente e piacevole!

Di Elisabetta Porta

 

 

 

 

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