PREMIO STREGA EUROPEO 2019: FRATELLID’ANIMA David Diop

PREMIO STREGA EUROPEO 2019: FRATELLID’ANIMA, di David Diop

A volte un libro fa incetta di premi ma questo non significa che mi colpisca o che mi convinca. A volte arrivo in fondo e mi chiedo perché l’ho letto. Questo libricino cortissimo (che pensavo fosse invece un bel tomo pesante e per questo avevo a lungo posticipato l’approccio alla lettura) ha vinto una miriade di premi, dal premio Goncourt al Premio Strega Europeo fino al più recente International Booker Prize, e questo mi ha allarmato e intrigato al contempo. Ora che l’ho letto tutto d’un fiato che dire? E’ veramente un libro di una potenza e di un lirismo pazzesco, di una bellezza da spezzare il cuore e scritto con un fraseggio ricorsivo, riecheggiante da pelle d’oca.

E’ anche un libro di una brutalità assoluta, ma come potrebbe essere diverso un romanzo che tratta della Prima Guerra Mondiale? Della vita in trincea, degli attacchi sotto le pallottole e i colpi di mortaio, della morte cruenta e puzzolente… Tante volte ne abbiamo sentito raccontare, ma (almeno io) mai attraverso gli occhi di un soldato senegalese, reclutato dal suo lontanissimo Paese a combattere per la Francia, a morire per uno stato che per lui nulla significa se non invasione, colonialismo. Devo dire che la prima metà del romanzo è davvero dura e colma di un dolore terribile e inconsolabile, quello della perdita di un amico che era più che un fratello, quello del senso di colpa, delle recriminazioni, dei demoni interiori che si accalcano fino a sconvolgerci il cervello. Alfa, il narratore, trova un suo modo per far tacere, almeno per un po’, il dolore: vendicare l’amico inscenando ancora e ancora la sua morte, in un rituale che vorrebbe essere catartico ma che invece fa sprofondare sempre di più Alfa nella bestialità. Ed è questa stessa sete sanguinaria che lo salverà davvero, alla fine, portandolo lontano dalla guerra, facendogli ripercorrere l’amore e la bellezza che ha ricevuto nel corso della sua vita, fino ad un finale… decisamente inaspettato, fuori dagli schemi, forse surreale, ma che ben si sposa alle credenze e ai rituali tradizionali senegalesi, alle credenze più antiche e tribali.

Un libro davvero bello, che mi ha trascinato con sé e mi ha straziato il cuore ma me l’ha anche riconsegnato pieno di inspiegabile dolcezza. Una lettura consigliatissima per stile e per tematica, a patto di avere stomaco forte.

Recensione di Manuela Oldani

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