PREMIO STREGA EUROPEO 2024: TRISTE TIGRE, di Neige Sinno (Neri Pozza – aprile 2024)
Leggere Triste tigre è un po’ come attraversare un confine per entrare in un altro mondo. Triste tigre è un libro che parla dell’abuso sui minori. La protagonista racconta infatti le violenze subite dal patrigno per anni, da quando era solo una bambina fino all’adolescenza. I bambini si fidano, e questa apertura comporta la loro condanna, la condanna del silenzio. I bambini spesso tacciono tante cose, ma in particolare tutto ciò che riguarda il loro mondo interiore e fantasmatico. Poi il mondo delle visioni e quello della realtà spesso in quella fascia d’età si confondono e si sovrappongono e insinuarsi nella tenerezza della carne è molto semplice se il premio è il potere sull’innocenza lordata per sempre.
Sinno racconta senza infingimenti osservando a distanza di decenni l’orrore che ha subito.
Lo fa alternando alla narrazione la riflessione maturata attraverso le letture fatte. E non lo fa perché attraverso la scrittura possa liberarsi dalle scorie dell’esperienza vissuta. Dice chiaramente che ciò non è soltanto impossibile ma è scorretto nei confronti del lettore. Così come la denuncia che arriva quando lei ha più di vent’anni non serve per rendere sostenibile il trauma. Sinno racconta con sobrietà e con una penna che osserva e analizza rendendo l’esperienza della lettura un atto complesso fatto di curiosità e di riflessione sul trauma. E un trauma è per sua stessa natura ciò che non può essere narrato, non può essere oggetto di una mediazione interiore, e proprio per questo non può essere sciolto e dimenticato. Lei si approccia all’evento, tanto più terribile perché reiterato nel tempo, con una cassetta degli attrezzi di tutto rispetto. Strumenti psicologici e filosofici e letterari per affrontare l’indicibile. Perché il trauma è quando il tuo mondo è stato violato e sono saltate tutte le connessioni e le aspettative. Perché scriverne? Perché la scrittura, solo quella, lambisce i grandi temi dell’umanità, quelli che riguardano i famosi Bene e Male.
La letteratura entra nell’oscurità. Nelle tenebre di chi desidera, di chi passa dal desiderio all’atto. A lei interessa quel momento di passaggio che segna per sempre la contiguità dei due mondi: quello delle pulsioni e quello in cui qualcuno si farà male purché le pulsioni si realizzino. Da sempre la letteratura ha attraversato le linee di confine perché sono quelle che possono avvicinarci alla natura incandescente dell’animo umano. Dalla ferocia, che è sicuro una declinazione della natura, a quel minuscolo spazio che si può rivelare e che è ciò che dà la forza di dire “No” alla seduzione del potere e della attualizzazione del desiderio. Sinno dedica pagine bellissime a questo piccolo andito. Da lì passa l’autodeterminazione e la difesa dalla nostra umanità. Dire no significa salvare noi e qualcuno. Sinno incontra molte persone, alcune determinanti per farle scegliere di denunciare.
La denuncia è un atto necessario e terribile che la metterà di nuovo a contatto con lui. Denunciare significherà scendere di nuovo in quell’ abisso da cui si era faticosamente allontanata. Lui si riconosce colpevole. Se non lo avesse fatto non è così scontato che sarebbe stato condannato. Sarebbe stata la parola di Neige contro la sua. E, si sa, un adulto ricorda poco e male della propria infanzia. Neige vive adesso in Messico, ha una bambina a cui prodiga attenzione e cura. Triste tigre è un libro che va letto, da cui i si impara la contiguità delle ombre, nostre e degli altri, si impara la possibilità di “essere” nonostante tutto. Si impara la opportunità di diventare una cosa nuova non perché si è subito un abuso secondo un determinismo causa-effetto ma perché dalle cicatrici possono nascere nuovi giorni e fiori.
Recensione di Marianna Guida
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