PREMIO VIAREGGIO 1961: LA NOIA, di Alberto Moravia
Letto la prima volta in età adolescenziale: trovai il tema del romanzo, le situazioni, i dialoghi affini alla mia “giovane” persona.
Anch’io, a suo tempo, provavo una sensazione di noia indefinita e quindi trovai nella “Noia” di Moravia la mia consolante spiegazione
Mi piacque molto. Mi piace tuttora a quasi mezzo secolo di distanza, perché nei dialoghi scarni, asciutti, a volte ripetuti fino all’ossessione, la mia percezione della realtà non è cambiata.
La sensazione di non possedermi e non riuscire a possedere nulla, quel vago senso di smarrimento, d’ instabilità confusionale è come allora.
Moravia descrive, nello stile asciutto e minimale, una profondità intellettuale e filosofica e, paradossalmente, realistica di una situazione tra il soggettivo e l’oggettivo.
L’ “Io” nel difficile rapporto con “le cose”
È quella noia, che si cela nell’inafferrabilità del senso della vita, sono convinta, che, in un modo e in un altro, l’abbiamo e la continuano a provare tutti.
Di Patrizia Zara
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