PREMIO VIAREGGIO 1962: IL GIARDINO DEI FINZI-CONTINI, di Giorgio Bassani
Che rumore fa la felicità!
Il giardino dei Finzi-Contini di Giorgio Bassani
Un romanzo che mi aspettavo imponente come il prologo iniziale, nel quale vengono citate le tombe etrusche, un passato grandioso e ricco di storia.
Così il giardino dei Finzi-Contini, famiglia ebrea facoltosa ferrarese, della quale l’autore era intimo amico e nel quale si svolgeranno molte delle vicende narrate. Nonostante la pomposa presentazione, quella che ci troviamo davanti è invece la vita stessa dello scrittore, raccontata in prima persona.
Una vicenda intima e delicata, a cui egli cerca di dare un significato.
Sullo sfondo delle leggi razziali e successivamente della persecuzione ebrea, le vicende dei giovani ragazzi narrati toccano le corde del lettore. Micol è la donna amata, narrata come bellissima e inarrivabile. È lei che fa entrare l’autore per la prima volta nella “magica casa” , nella quale egli sarà sempre benvoluto sia dai genitori, che dal fratello Alberto. Un viaggio nella memoria di un bambino prima e di un giovane poi che cerca di analizzare quei momenti felici, alla ricerca di un significato e probabilmente della bellezza in essi nascosta. Un racconto intimo e commovente, un uomo che mette a nudo i propri sentimenti, le fragilità e le paure di un giovane uomo davanti all’amore. Ed il lettore poi si chiede , insieme al protagonista, come sarebbero potute andare le cose se non ci fossero state le persecuzioni contro gli ebrei? Perché questi eventi terribili distruggono le vite degli esseri umani, vite come la nostra e la mia, vite fatte di amicizia e amore, di passioni e sogni. Un buon libro per parlare delle amare vicende storiche di quel periodo, poiché mostrano gli effetti sull’animo del protagonista, che vede ad un certo punto la propria vita divisa .
Eppure la narrazione si interrompe prima. L’autore non racconta la tragedia, conclude parlandone, e questo credo sia il momento più doloroso, poiché qui si accorge di aver perso completamente ciò che pensava fosse la propria felicità. La felicità è un attimo, potrei concludere dopo la lettura di questo romanzo, un momento in cui essere ciò che siamo e rivelarci agli altri senza paura. Non dobbiamo perdere quel momento, poiché esso potrebbe non tornare indietro. Un “giovane Werther ” che si racconta al lettore, che si confida e che consiglio vivamente. Ho letto questo romanzo in sole due serate, volato via come un desiderio di felicità. Bellissimo.
Recensione di Simona Stefanelli
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