PREMIO VIAREGGIO 2021: IL PANE PERDUTO, di Edith Bruck (La nave di Teseo)
Attraverso una scrittura asciutta, essenziale, ricca di ricordi indelebili, Edith racconta il dolore di chi ha vissuto il dramma dei campi di concentramento e lo fa tramite la voce narrante di quella bambina che rende ancora più brutale e stridente il dolore del lager. Non solo, con grande consapevolezza, all’età di oltre ottanta anni, attraverso la voce di Dikte, spiega a tutti noi una tortuosa rinascita attraverso il peregrinare tra il mito disilluso della “Terra promessa”, il ricongiungimento tanto agognato con i fratelli, che si rivelerà un fallimento in quanto tutto è cambiato e le loro sono vite spezzate, catene a cui sono stati tolti anelli di congiunzione. Il lungo cammino la porterà infine a Roma dove incontrerà l’amore della sua vita Nino Risi poeta e regista con cui condividerà la propria esistenza per oltre sessant’anni. Il libro, ricco di simbolismi, come quello del pane perduto, “il pane della festa, il pane lasciato a lievitare, quel pane mai cotto, che rimane nella casa vuota, come un presagio funesto” quasi a voler anticipare la fine della libertà è l’inizio di un viaggio per molti senza ritorno, si conclude con un’insolita, intensa lettera a Dio di cui riporto solo uno stralcio.
“Oh, Tu, Grande Silenzio, se Tu sapessi delle mie paure, di tutto ma non di Te. Se sono sopravvissuta, avrà un senso. No?
Ti prego, per la prima volta ti chiedo qualcosa: la memoria, che è il mio pane quotidiano, per me infedele fedele, non lasciarmi nel buio, ho ancora da illuminare qualche coscienza giovane nelle scuole e nelle aule universitarie dove in veste di testimone racconto la mia esperienza da una vita.”
Recensione di Marzia De Silvestri
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