Prima lezione da Calvino, la leggerezza, il mago: LA SAGA DI TERRAMARE Ursula K. Le Guin (Mondadori)
Il mago di Terramare
Ursula K. Le Guin
Lezioni americane
Italo Calvino
“To light a candle is to cast a shadow” – “Accendere una candela significa generare un’ombra”
Prima lezione da Calvino, la leggerezza!
A questo valore letterario, che Italo ha consigliato di conservare per il nostro millennio, ho abbinato il primo libro della saga di Terramare della scrittrice americana Ursula K. Le Guin, famosa per aver portato profondità letteraria e una forte sensibilità femminista al genere fantasy e alla fantascienza.
E’ il classico viaggio dell’eroe: ragazzo dalle grandi doti magiche, l’importante incontro con un mentore, un antagonista, un amico fedele, un animaletto che lo accompagna in ogni sua avventura, l’inevitabile lotta tra bene e male, il ripristino della normalità, o come direbbe Ursula, dell’Equilibrio.
Certo, questo può essere uno dei modi di leggere il fantasy, di leggere questo libro in particolare.
Ma considerando che Calvino parla, nella prima lezione, di leggerezza pensosa e che Ursula K. Le Guin è una fuoriclasse, affermo senza dubbi che oltre questa superficie c’è tanto tanto tanto altro.
Dov’è la leggerezza calviniana ne Il mago di Terramare?
Innanzitutto nel linguaggio: semplice, chiaro, essenziale. Non ci sono periodi lunghi né descrizioni prolisse. La trama è lineare, difficile perdersi nelle avventure di Ged.
Ursula è andata al nucleo della storia senza appesantirla, ha sottratto peso, come piace dire a Italo.
Ma non ha trascurato l’importanza delle parole e il loro grandissimo potere.
La leggerezza è nel volo di Ged, trasformato in falco, per fuggire da un luogo negativo ed andare incontro al proprio destino. E’ una fuga apparente, in realtà è il volo in uno spazio altro e altrove, perché il luogo che lo ospitava lo avrebbe condannato alla “pesantezza” e all’oscurità. Ged non fugge, semplicemente cambia il suo approccio, il modo di guardare il suo lato oscuro, con “un’altra ottica, un’altra logica, altri metodi di conoscenza e di verifica”
Ed infine la leggerezza è nel finale dove ogni mancanza, ogni ferita, ogni frattura viene magicamente risarcita.
Non ho letto un fantasy. Ursula è andata ben oltre.
Tante le tematiche affrontate, tutte importanti e tutte attuali.
Tre sono quelle che più mi hanno affascinato:
. la conoscenza, lo studio, il sacrificio, assolutamente necessari per una crescita personale. Senza conoscenza il potere che si ha può essere pericoloso.
. Sacra e fondamentale è l’interconnessione tra uomo, natura e animali. Ognuno deve vivere nel pieno rispetto dell’altro senza voler prevaricare.
. Non si può prescindere dalla propria ombra. Non è la parte di noi che deve essere soppressa, schiacciata, eliminata, dimenticata, nascosta. Non deve rimanere inespressa.
Luce e ombra sono le due estremità del nostro equilibrio, una non può esistere senza l’altra, sono inestricabilmente intrecciate. La luce è la ragione, l’istruzione, la cortesia, la razionalità; l’ombra è istinto, creatività, arte, immaginazione, pulsione, passione. Si può vivere senza l’una o senza l’altra?
Io dico di no.
E allora invece che rinnegarla, impariamo a tenere tutto in equilibrio, perché entrambe fanno parte dello stesso “intero”, fanno parte di noi.
Solo se siamo integri possiamo essere capaci di comprendere il mondo in cui viviamo, perché ne sappiamo riconoscere il lato luminoso e quello buio.
Come scrive Ursula…”Abbiamo bisogno di poeti, visionari, realisti, di una realtà più grande”
Sono le tre dimensioni dantesche: cuore, pancia e testa. Solo così possiamo avere una possibilità di verticalizzare.
Buona lettura!
Di Cristina Costa
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