PROFUMO D’ARANCE AMARE Salvatore Leto

PROFUMO D’ARANCE AMARE, di Salvatore Leto (Youcanprint)

Tra i viali circondati dagli alberi d’arance e il loro inebriante profumo, si snoda una storia dal sapore amaro, proprio come quelle arance che traggono in inganno.

 

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Salvatore Leto racconta con le voci di don Casimiro, Padre Fedele e Padre Serafino le vicende di una terra dominata e dominatrice che si identifica nella figura della Baronessa, affascinante figura, volitiva e determinata, in cui si racchiudono i tratti di tutta la storia mediterranea.

Amori non svelati, tradimenti e silenzi avvolti dal profumo caldo di quel frutto che ha il colore intenso dell’inconfondibile tramonto isolano.

È la Sicilia la vera protagonista delle vicende, isola dai mille volti, terra di paladini e cantastorie, teatri improvvisati nei vincoli e per le strade frutti di segreti centenari racchiusi nelle tradizioni e nelle torbide passioni.

 

Salvatore Leto ricrea nei dialoghi diretti la forma teatrale del popolo, svelando in essi le passioni sopite, le paure soffocate, denunciando, al contempo, una società emergente ipocrita e ruffiana dedita all’inganno e all’interesse.
Scritto con la semplicità di intenti, con la chiarezza di fare, appunto, chiarezza di sentimenti, il romanzo è di facile lettura e pone in lettore a riflettere sulle conseguenze dei silenzi, sull’accettazione passiva, aprendosi lentamente all’amore come unica fonte di rinascita.

E se le arance amare risultano immangiabili, come è spesso la vita, almeno il loro profumo, frizzantemente acre, ha la capacità di pizzicare il cuore per ricominciare ad amare.

“storie che si intrecciano e si sovrappongono avendo come sfondo l’amara terra di Sicilia, con le sue contraddizioni, i suoi costumi, i suoi modo di dire…”

“Donna Concetta un ultimo favore, prendi dalla credenza quattro tovaglioli bianchi della tovaglia ricamata quella bella e portali nella cappella. Appena arrivano le mie nipoti femmine mettigliene uno in testa a ognuna e se chiedono ‘ma perché?’ rispondi che così usava il Barone, e la Baronessa mantiene la tradizione: le vergini copricapo bianco, le donne sposate nero”
tratto da “Profumo d’arance amare” di Salvatore Leto

P.s. provate a inspirare profondamente l’odore che emanano le arance amare: il loro profumo intensamente acre riuscirà a inebriare i vostri sensi; vi sentirete avvolti in un’atmosfera irreale, quasi onirica, dove ogni pensiero si nebulizza nell’atmosfera densa di dolce perdizione, annullandosi. Vi aspetto in Sicilia.

Recensione di Patrizia Zara

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