PUREZZA DI SANGUE, di Arturo Pérez-Reverte
La saga del Capitano Alatriste è avvincente e godibile, meriterebbe di essere più nota, anche per l’ottimo livello letterario che raggiunge: come nel romanzo precedente, l’autore recupera il consueto espediente di affidare la narrazione a uno dei personaggi, Inigo ormai invecchiato, il quale racconta le avventure del Capitano in prima persona. .
Questa volta è don Francisco de Quevedo a coinvolgere l’amico in un’impresa davvero pericolosa: si tratta di rapire una novizia da un celebre convento, al fine di sottrarla alle violenze a cui è sottoposta quotidianamente e delle quali ha trovato la forza di informare il padre, un anziano gentiluomo di nome Vicente de la Cruz.
La faccenda, già pericolosa in se’, è resa ancora più rischiosa dalle implicazioni politiche che si celano dietro: infatti si scopre presto che don de la Cruz discende da un ebreo convertito e questo potrebbe bastare per farlo finire davanti all’Inquisitore, il sempre terribile frate domenicano Emilio Bocanegra, spalleggiato dal Segretario del re, don Luis de Alquèzar, nemico del favorito di Filippo IV, il Conte di Olivares.
Una bella gatta da pelare per Diego, che non può rifiutare a don Francisco l’aiuto richiesto ma ha anche un conto in sospeso con Alquèzar e il suo scagnozzo, Gualtiero Malatesta; la situazione sembra precipitare quando, durante l’operazione, Inigo cade nelle mani del Sant’Uffizio.
In questo secondo capitolo i toni avventurosi e picareschi della saga del Capitano Diego Alatriste vengono spesso sostituiti da quelli più cupi e drammatici con cui sovente l’autore si sofferma a descrivere la situazione della Spagna del XVII secolo, splendida e miserabile allo stesso tempo, ritratta in una lenta agonia decretata dal tramonto della sua potenza politica e dalle pastoie imposte da una società incapace di rinnovarsi e accettare i cambiamenti: si fa più evidente il pessimismo del protagonista e la sua insofferenza ad accettare la sua vita per quella che è diventata.
Qui veniamo a scoprire anche il lato più umano di Diego, disposto a mettersi al servizio di Olivares, in cambio della salvezza di Inigo.
Questo romanzo registra un livello più alto rispetto al primo della saga, grazie all’idea, che fu già di Dumas, di unire personaggi reali a creazioni della fantasia inserite in un contesto storico preciso, fedele e descritto benissimo, il tutto narrato con un ritmo sostenuto e divertito e dando ai personaggi più spazio di azione, cosa che permette allo scrittore di approfondirli.
Recensione di Valentina Leoni
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