PUZZA DI MORTO A VILLA VISTAMARE Patrizia Fortunati

PUZZA DI MORTO A VILLA VISTAMARE Patrizia Fortunati Recensioni Libri e News

PUZZA DI MORTO A VILLA VISTAMARE, di Patrizia Fortunati

Se avete voglia di leggere un giallo ma, al contempo, sbellicarvi dalle risate… allora non perdetevi “Puzza di morto a Villa Vistamare”.

Ma c’è anche un’altra ragione per farlo.

In questo romanzo infatti non troverete i soliti commissari di polizia superfighi, superdotati… insomma supertutto, e sapete perché?

 

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Perché l’autrice ha deciso di ambientarlo in una casa di riposo per anziani. Quindi a tenervi compagnia non ci sarà lo Sherlock Holmes di turno, ma Peppino lo Sciancato, la Secca, Guerrino Visentin (sempre in giro a scroccare sigarette), la Bersagliera, Bellachioma, la Monaca e tanti altri: in poche parole i simpatici vecchietti che abitano la residenza.

Ma andiamo al fatto.

Al terzo piano e mezzo, nella “Torretta”, viene trovato morto uno degli ospiti più altolocati di Villa Vistamare.

Nientepopodimeno che il Conte Giovanni Alfonso Maria Visconte Terzo della Smeraldina.

Accanto al corpo senza vita del conte c’è una busta sigillata con la ceralacca su cui è impresso lo stemma Della Smeraldina.

 

 

Sono proprio i nostri simpatici amici a ritrovarla e, dopo averla aperta, scoprono che si tratta di un testamento olografo con il quale il conte (“che Dio lo abbia in gloria”) ha lasciato a tutti loro la modica cifra di due milioni di euro.

Ed è subito festa ma…

Sì, esatto, purtroppo c’è sempre un “ma”.

E allora riusciranno i nostri amici a incassare il malloppo?

Io non aggiungo altro, solo un’ultima cosa.

Per tutto il tempo della lettura mi sono domandata: ma perché la residenza per anziani si chiama Villa Vistamare, dal momento che invece si affaccia su un lago?

 

 

È Peppino lo Sciancato che ce lo spiega:

«È una vista da amare questa […], fosse solo perché ti lascia sperare che ci sia il mare ad aspettarci, oltre l’orizzonte».

Ed è questo il messaggio più commovente che mi ha trasmesso questo libro: “La speranza che la vita riservi ancora un sorriso, anche se hai novant’anni”.

Recensione di Maria Elisa Aloisi

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