QUANDO LA MUSICA DIVENTA NARRATIVA: Parsifal 50° anniversario

QUANDO LA MUSICA DIVENTA NARRATIVA: Parsifal 50° anniversario

Esistono nell’oceano sconfinato della musica tantissimi dischi che superano la dimensione stessa delle sette note e grazie a un connubio perfetto con testi di valore diventano a tutto gli effetti opere di narrativa di grande dignità. Qui vogliamo vedere e analizzare, nel modo più semplice ovviamente, quei dischi italiani e non che rispondono a queste caratteristiche e che, come quel racconto/romanzo a cui siamo affezionati, non smettono mai di raccontare quello che hanno da raccontare.
Parlando di dischi narrativi abbiamo il piacere di presentare l’approfondimento curato da Enrico Spinelli del cofanetto dedicato ai 50 anni dell’album “Parsifal” dei Pooh, un viaggio che comprende la disamina dell’album in questione e alcuni aneddoti ad esso associati
POOH “PARSIFAL 5O° ANNIVERSARIO” 
IL COFANETTO

Tra i regali del mio ultimo compleanno è arrivato anche questo bel cofanetto celebrativo dei 50 anni di uno dei miei dischi della vita e sicuramente uno degli album più belli dei miei amati Pooh, e comunque il più rappresentativo (insieme al successivo “Un Pò del Nostro Tempo Migliore”) di quel pop sinfonico con venature prog che ha caratterizzato la produzione del gruppo negli anni 70. Prima di parlare del disco guardiamo il contenuto del cofanetto: vi troviamo nell’ordine un poster formato gigante riproducente la cover del disco, la stessa copertina in versione quadretto (con tanto di gancio per appenderla nella cameretta), l’album in versione LP (molto gradita), tre cartoline con foto d’epoca e due cd, uno con l’album rimasterizzato e un altro, inedito, contenente delle rarità. Volendo fare le pulci al gruppo ci sarebbe da contestare l’assenza di un elemento video (anche solo un mini documentario) e di un libretto di accompagnamento, in più credo che andando a fondo negli archivi del gruppo si sarebbe trovato ben più della manciata di tracce del disco bonus, ma tutto sommato possiamo ritenerci soddisfatti del prodotto nel suo complesso. Il disco dei provini, poi, farà senza dubbio la gioia dei fan completisti con le sue prime versioni di alcuni dei brani dell’album e di alcuni strumentali che permetteranno di apprezzare ancora di più la componente musicale delle composizioni.

E ora entriamo nel classico andando a esplorare il contenuto del 5°/6° (il dibattito è ancora aperto) album dei miei amati Pooh.

PARSIFAL
La prima cosa da segnalare del lavoro in oggetto è che si tratta della prima uscita con la formazione più longeva del gruppo, debutta infatti al basso e alla voce Bruno “Red” Canzian al posto di Riccardo Fogli. È di fatto, come accennavo in apertura, il lavoro più rappresentativo del pop sinfonico della band, accompagnata da testi di grande valore ad opera del solito Valerio Negrini (R.I.P.), fondatore, primo batterista e paroliere storico dei Pooh. La componente narrativa domina rispetto alla classica “forma-canzone” regalandoci episodi quasi cinematografici, come ad esempio l’opener “L’anno il posto l’ora”, brano a 3 voci che ripercorre gli ultimi istanti, pensieri e sensazioni di un aviatore in rotta di collisione tra i ghiacci dell’Artico, un crescendo di tensione con un’apertura centrale quasi onirica e un finale commovente. Altri episodi filmici sono la successiva “Solo Cari Ricordi” e “Dialoghi”, piccole storie di vita vissuta, oppure il valzer allegro/malinconico de “La Locanda”. Peculiare la ballata “Lei e Lei” dove si presenta il classico quadro di lui, lei e l’amica di lei, una situazione sentimentale che avrà dei risvolti non esattamente felici per il protagonista maschile, così come anche “Come si fa”, confronto/scontro tra due amici “femminari”, uno dei quali si trova invischiato in una faccenda piuttosto complessa. Da sottolineare l’orchestra magicamente guidata dal maestro Monaldi: il suo tocco sull’epica “Io e te per altri giorni” (splendido canto liberatorio di due amanti clandestini, entrambi reduci da storie tutt’altro che infelici, che decidono di uscire alla luce del sole) o nel crescendo finale della dolce “Infiniti Noi” è di una bellezza unica e incommensurabile.

E poi c’è lei, la suite, il brano immancabile nei concerti del gruppo, un pezzo di rara bellezza, epicità, perfetto tanto nel testo quanto nella musica, la title-track (qui grazie al Cielo presente come traccia unica), un pezzo di 10 minuti con una prima parte cantata e incentrata sulle avventure del celebre cavaliere Parsifal e una seconda strumentale dal forte sapore wagneriano. Proprio questa seconda sezione del pezzo merita un piccolo approfondimento: in essa confluiscono due brani strumentali che il gruppo aveva già utilizzato, il primo era infatti un tema composto da Facchinetti per la colonna sonora del film “Questa specie di Amore” ma di fatto scartata e poi inclusa dalla casa discografica come title-track dell’album “Contrasto” (da sempre rinnegato dal gruppo, e da qui quella diatriba sul 5/6 di cui sopra), mentre un altro tema era parte di uno strumentale che il gruppo eseguiva spesso dal vivo e che si chiamava, in omaggio ai film Western, “Un Maiale per Ringo”…. meglio Parsifal via!

Si tratta quindi complessivamente di un lavoro di grandissimo spessore, dove le tre componenti strumentale, orchestrale e testuale si intrecciano a meraviglia, senza che vi sia nota o parola fuori posto, un disco da ascoltare e da guardare con la fantasia come un film, emozionante e avvincente come non mai, un lavoro che in 50 anni non ha perso un frammento del suo fascino.

APPENDICE: ALCUNE CURIOSITÀ

Per chiudere questa lunga trattazione, ringraziando per la pazienza chi è arrivato fino in fondo, ecco alcune curiosità legate al tour di “Parsifal”.

Il gruppo era solito salire sul palco con dei lunghi mantelli, nel tentativo di rievocare l’atmosfera medievale del loro ultimo successo: accadde poi che a Roma, durante l’ingresso, qualcuno tra il pubblico gridò “A’Dracula er vampiro, ma li mortacci tua!”… come rompere la magia con sole 8 parole….

Sempre in quel tour una trovata scenica adottata e mai abbandonata fu quella delle lingue di fuoco sul finale della suite: nei teatri questo portò a una discreta affumicatura dei soffitti, negli spazi all’aperto invece, e se il gruppo aveva il vento contro, il buon Stefano D’Orazio (R.I.P.) si divertiva sadicamente a prolungare il finale mentre i suoi compagni si gratinavano con le fiamme che gli andavano addosso.

Lo stesso batterista, infine, fu protagonista suo malgrado di una situazione poco piacevole. A Trieste infatti, nel tentativo di difendere una ragazza quasi investita sulle strisce da un automobilista piuttosto irruento, pensò di rivolgere a quest’ultimo una serie di epiteti piuttosto coloriti….peccato che l’automobilista fosse un maresciallo dei Carabinieri e cosi il nostro si beccò qualche giorno di galera per oltraggio a pubblico ufficiale… quando le storie degli eroi medievali ti danno alla testa!

Di Enrico Spinelli

POOH “PARSIFAL 5O° ANNIVERSARIO” 

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