QUANDO ORMAI ERA TARDI, di Claire Keegan (Einaudi – novembre 2024)
Ho sempre condiviso la celebre affermazione di Julio Cortázar (“il romanzo vince sempre ai punti, il racconto deve vincere knock-out”) e l’ultimo libro della Keegan rafforza questa convinzione.
Le tre novelle che compongono “Quando ormai era tardi” coinvolgono il lettore con ritmo veloce e linguaggio essenziale, ma soprattutto con la capacità di indagare e rendere con chiarezza situazioni e pensieri. La prima novella, che dà il titolo alla raccolta, è la storia di Cathan, che conclude la propria giornata lavorativa seguendo la solita routine anche se quel giorno sarebbe dovuto essere quello delle sue nozze. Lo intuiamo dal comportamento e dalle frasi dei suoi colleghi, ne abbiamo la certezza grazie al lungo flashback in cui il protagonista ricorda la sua relazione con Sabine. Già dal loro primo incontro si comprende che si tratta di una coppia male assortita e i fatti successivi lo dimostrano. Chi veramente non comprende è proprio Cathan, ottusamente sicuro delle proprie ragioni e capace soltanto di momenti di rabbioso malessere per il fallimento del rapporto.
Altrettanto ricco di introspezione il secondo racconto, “Una morte lenta e dolorosa”. Una scrittrice prende possesso temporaneamente della casa di Heinrich Böll per lavorare – almeno così spera – in solitudine e tranquillità. Ma l’arrivo di un estraneo, un insegnante tedesco che insiste per visitare la casa, sconvolge i suoi piani prima creandole ansia per l’attesa e i preparativi, poi con discorsi carichi di risentimento e di rabbia. Tuttavia l’intrusione ‘sbocca’ i pensieri della donna che, mentre esamina spassionatamente la propria incapacità di creare legami, ritrova nella scrittura il mezzo per sublimare le frustrazioni.
Anche l’ultimo racconto, “Antartide”, inizia da un fatto banale: una donna, alla ricerca di un’avventura che cambi la routine della sua vita coniugale, si allontana da casa con il pretesto di fare acquisti in una città vicina. Conosce un uomo, lo segue nella sua abitazione, trascorre del tempo con lui che almeno per lei rappresenta ‘qualcosa di diverso’ , ma certamente solo una parentesi, una fuga temporanea dalla solita vita. La conclusione non può che essere drammatica.
A mio parere – e chiedo l’ opinione di coloro che hanno letto il libro – i tre testi non sono ‘slegati’, anzi mi è sembrato di leggervi un klimax ascendente: dalla grigia monotonia della prima novella all’angoscioso svolgimento dell’ultima.
Recensione di Miranda Valsi
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