QUANDO SOFFIA IL VENTO, di Monica Dickens
Un romanzo lento e morbido, una scrittura garbata; “Quando soffia il vento” non è per lettori che amano il movimento, l’azione, la suspense, perché scorre molto lentamente e nelle duecentosessanta pagine sembra non accadere nulla. Eppure è un bel romanzo e la vita di Louise, la protagonista, seppur lievemente, quasi impercettibilmente e quasi senza che lei se ne accorga, cambia.
Louise è una donna sessantenne che alla morte del marito scopre di essere rimasta senza mezzi di sostentamento, praticamente sul lastrico e si ritrova vedova, senza casa, senza radici, quasi senza un’identità. Per cui, ospitata a turno dalle tre figlie, è costretta a rimbalzare come un pacco, spostandosi con umiltà da una casa all’altra perché le viene preclusa da Miriam, Eva ed Anne ogni forma di indipendenza e di autodecisione, ritenendo fuori luogo la possibilità che la madre possa pensare di cercarsi un lavoro.
Nel tempo che scorre, prende consapevolezza di sé, della sua vita, del passato ruolo di moglie e madre vissuto perennemente senza autostima e gradualmente si scopre una donna diversa. A sessanta anni Louise scopre l’autonomia e cresce.
Nel romanzo, scritto nel 1955, non c’è posto per l’umorismo british della Dickens che qui imbastisce una trama molto interessante, con un raccontare intimo, mettendo a confronto le protagoniste femminili – Louise e le tre figlie – così diverse tra loro e dipingendo nel dettaglio quattro modi diversi di vedere il mondo.
“Sei un caso disperato […] Abbi un po’ di fegato, donna, e non fare la vecchia. Non sei ancora finita” (pag.210)
Una bella lettura.
Recensione di Lauretta Chiarini
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