
Quarta lezione americana di Calvino, la visibilità: Loro Roberto Cotroneo


“I fantasmi non sono soltanto esseri che hanno vissuto nel passato, possono anche aver vissuto nella nostra fantasia, o nella fantasia di qualcuno. E sono quelli i più pericolosi, perché sono i fantasmi della mente”
Un romanzo gotico? Una storia di fantasmi? Una riscrittura in chiave contemporanea di “Giro di vite” del grande Henry James?
Sì, anche…
“Loro” è un film, una mostra fotografica, un album di immagini nitide, un insieme di tante porte che vengono socchiuse e di colpo richiuse.
Il gioco che Cotroneo fa con il lettore è affascinante e inquietante al tempo stesso.
Tutto il libro impegna un unico senso: la vista.
Tra i protagonisti i giochi di sguardi sono più eloquenti delle parole.
E il lettore riempie gli spazi vuoti lasciati dalle parole con immagini vivide, che Cotroneo descrive minuziosamente, immagini che diventano fotografie.
Ma d’altronde non si può scindere lo scrittore dal fotografo, e la passione di Cotroneo per questa forma d’arte è assolutamente evidente.
La trama è semplice: una giovane istitutrice, Margherita, viene assunta per seguire due gemelle, Lavinia e Lucrezia, nel periodo estivo: compiti, gioco, lezioni di pianoforte.
I genitori, Umberto e Alessandra, una coppia giovane, elegante, bella e terribilmente ricca.
Una casa, nei dintorni di Roma, completamente circondata dal verde, fatta solo ed esclusivamente di vetro.
Nessun muro, nessun filtro, nessuna barriera, nessun confine visivo ma al tempo stesso nessuna protezione.
Vetro trasparente, che diventa specchio, la vista non incontra ostacoli, né da fuori né da dentro la casa.
Eppure nonostante questa particolarità nella casa non c’è vita se non quella della famiglia e della servitù.
Nella casa non entra “il mondo”. Esattamente come nella mente di alcuni dei protagonisti della storia.
La casa è essa stessa protagonista del romanzo, trasuda mistero, attrae e spaventa.
“Loro” si può leggere su più piani: quello più superficiale e oggettivo scritto dall’autore, con un finale direi “razionale”, che ha naturalmente il suo senso, la sua ragione d’essere.
Ma io l’ho voluto leggere accettando la sfida di Cotroneo a giocare con gli indizi che ha disseminato dalla prima pagina, con le immagini che mi ha fatto intravedere e che non mi ha dato il tempo di mettere a fuoco perché ha subito rapito la mia attenzione mettendomi di fronte ad un’altra immagine.
“Loro” è un gioco di specchi, dove tutto può essere paranormale ma anche razionale, la linea tra le due dimensioni non è sottile…è indistinguibile.
Tutto oscilla tra il mondo reale e il mondo dei fantasmi, tra ciò che si vede e ciò che appare, tra spazi logici e stranezze arcaiche, tra equilibrio e follia.
Non credo ci sia bisogno a questo punto di spiegare perché ho scelto questo romanzo per rappresentare la quarta lezione americana di Calvino…la visibilità.
Margherita ha vissuto a piene mani la Visibilità calviniana anche se con un finale tragico, Margherita ha messo a fuoco visioni, per farlo ha attinto anche e soprattutto dal patrimonio delle sue esperienze, ha pensato e vissuto per immagini, seppur distorte, della sua mente.
“Comunque, tutte le realtà e le fantasie possono prendere forma solo attraverso la scrittura, nella quale esteriorità e interiorità, mondo e io, esperienza e fantasia appaiono composte della stessa materia verbale”
Italo Calvino
Buona Lettura!
Di Cristina Costa
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