Quell’odore di resina” di Michela Zanarella (Castelvecchi – marzo 2024)
“…l’amore ha un potere disarmante, non conosce regole, quando s’infila nell’anima è difficile non lasciarsi trascinare dalla sua bellezza”
“Quell’odore di resina” di Michela Zanarella è un romanzo che esplora la vita di Fabiola, una giovane donna veneta con tante insicurezze e altrettante ambizioni. La sua quotidianità è scandita dal lavoro in un ambiente poco femminile, trascorrendo gran parte del suo tempo tra le pareti di un mattatoio.
La copertina, sebbene possa irritare o disorientare il lettore, suggerisce un contenuto potente e profondo.
L’autrice affronta diverse tematiche nel romanzo, tra cui l’amore, l’amicizia, i tradimenti, le incomprensioni, la violenza fisica e psicologica, la precarietà e la sessualità. Il libro si concentra sulla formazione dell’individuo, esplorando gli aspetti più complessi dell’adolescenza. Momenti di ironia, tensione, timore e spensieratezza caratterizzano la narrazione.
Le carcasse nel mattatoio diventano il simbolo di una cruda realtà di morte, sofferenza e imbroglio. L’autrice sottolinea la precarietà professionale e la complessità dei legami umani, senza rinunciare a far chiarezza sulle situazioni oscure di un mondo spesso taciuto o nascosto.
Inoltre, il romanzo è narrato in prima persona dalla protagonista, con continui flashback e repentini ritorni al presente, come inseguendo pensieri e ricordi sparsi.
Alcuni lettori potrebbero trovare la struttura narrativa frammentata e confusa. Tuttavia, questo stile può anche essere interpretato come un modo per immergersi nella psicologia della protagonista. Alcuni potrebbero desiderare una maggiore chiarezza su alcune situazioni o personaggi, ma questo potrebbe essere intenzionale per mantenere il mistero e la complessità del romanzo.
In sintesi, “Quell’odore di resina” è un esordio ardito che affronta temi importanti e offre una prospettiva soggettiva sulla vita e sulle sfide delle donne.
Personalmente ritengo che l’autrice con “Quell’odore di resina” ha dimostrato un grande coraggio nel passaggio dalla poesia alla narrativa tanto da perdonarle alcune lacune stilistiche.
L’eccessiva soggettività dei sentimenti e degli eventi rendono alcuni passaggi frastagliati e poco comunicativi, dispersivi e confusi: si accavallano nomi ed eventi in maniera cosi ingenua da far perdere la profondità nel classico bicchiere d’acqua.
Infatti, sebbene la profondità sia latente risulta sgradevolmente soffocata e, non emergendo in modo evidente, si sente il desiderio di una maggiore analisi o di una chiave di lettura più esplicita.
Tuttavia devo riconoscere il talento poetico dell’autrice e la voglia di mettersi in gioco con altre forme letterarie.
Considerato che “Quell’odore di resina” è il suo primo romanzo non posso non consigliarne la lettura con le mie personalissime considerazioni da prendere sempre con le dovute cautele.
Recensione di Patrizia Zara
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