RACCONTI DEL CRIMINE – vol. I, di Jun’ichiro Tanizaki
In questa raccolta di racconti, sei per la precisione, compare l’esordio di Tanizaki nelle storie del crimine: Il caso ai bagni Yanagi. Nel racconto, uno scrittore – figura che ricorre spesso nella sua narrativa – è alla ricerca di ogni sorta di crimine presso lo studio di un noto avvocato e altro non è che la sua presentazione ai lettori amanti del genere criminale.
La particolarità di queste brevi narrazioni è di raccogliere i temi più comuni della letteratura di Tanizaki; troviamo infatti il conflitto Oriente/Occidente in Storia di Tomoda e Matsunaga, che allude in modo esplicito a Lo strano caso del Dr. Jekill e Mr. Hide. Qui, però, il focus è la doppia identità culturale, Tanizaki non si addentra in considerazioni mediche.
Anche se si deve tenere presente l’abilità dell’analisi psicologica dei personaggi che commettono i crimini. In alcuni brani (Io, Uno stralcio di verbale- Dialogo) l’attenzione non è sul delitto o sul crimine commesso, quanto piuttosto sui risvolti psicologici collegati all’azione svolta.
Spesso è la confessione dei sentimenti del colpevole – talvolta sentimenti morbosi, coi quali T. sa giocare abilmente- a catturare l’attenzione del lettore, più che lo svelamento del caso in se stesso.
Qui, quasi forse più che in altri suoi gialli (meraviglioso è il racconto lungo Morbose fantasie) appare chiaro che la finalità del lavoro di scrittura è, per Tanizaki, creare mondi immaginari, indipendentemente che il crimine avvenga o meno. E in questo mondi immaginari si viaggia dalla parte del criminale.
La versatilità di generi e di scrittura è condensata in questa raccolta, che trovo molto utile per chi volesse fare la conoscenza con questo – per me – maestro della letteratura giapponese.
Recensione di Chiara Carnio
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