RAGAZZE DI CAMPAGNA, di Edna O’Brien (Elliot)
Due ragazzine, la capricciosa ochetta Baba e la più intelligente ma disperatamente debole Caithleen, si fanno espellere dal collegio e finiscono a Dublino, dove tentano di fare la bella vita, che poi consisterebbe nello star fuori fino a tardi tutte le sere, amoreggiare (mai sul serio) con i vari perdenti che incrociano le loro strade, ubriacarsi e fumare, fino a che…
Questo romanzo di Edna O’Brien fece gridare allo scandalo l’Irlanda intera, quando uscì negli anni 60: due ragazzine che rivendicano per se stesse la voglia di esprimersi, il desiderio di evasione e di parlare di argomenti considerati tabù, mandando allegramente al diavolo rigide suore educatrici e famiglie retrograde, ma tutto sommato non troppo diverse da certe famiglie problematiche di oggi, dovettero essere un duro colpo per i lettori di un paese fermo poco più avanti del Medioevo, situazione per altro comune a quasi tutta l’Europa di allora.
Oggi però, la carica trasgressiva di questo romanzo è evaporata: le nuove generazioni di lettori potranno avere difficoltà a comprendere il motivo che spinge una ragazza a sprecare intelligenza e istruzione per fare una vita che agli occhi del lettore moderno non ha più nulla di scandaloso.
Salvano ancora il romanzo le splendide descrizioni di ambienti e stati d’animo, che rendono alcune pagine ancora deliziosamente fresche, come miniature ad acquarello di un mondo che ormai non esiste davvero più.
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