REAL WORLD, di Natsuo Kirino
Un adolescente che frequenta uno dei licei privati più esclusivi di Tokyo uccide la madre con una mazza da baseball. E esce di casa, incontra la sua vicina a cui, più tardi, ruba la bici e il cellulare. Quella vicina che l’ha soprannominato “il Vermiciattolo”. E il Vermiciattolo fugge, si allontana dal luogo dell’omicidio e tenta di fuggire anche dal mondo, per il quale, è solo un matricida.
La vicina ha tre carissime amiche – o così sembra- che vengono coinvolte più o meno direttamente nella fuga del ragazzo.
Così “l’incontro” col Vermiciattolo scatena la reazione delle quattro ragazze che iniziano ad indagare il loro personale “real world”, chi sono veramente? Che cosa mostrano l’una all’altra? Chi può dire di conoscerle veramente? Quanto di loro stesse hanno voluto mostrare e quanto nascondere?
Ma il mondo reale è anche quello da cui scappa il Vermiciattolo dopo il delitto, un mondo nel quale non potrà mai più aver accesso, il mondo per il quale lui sarà sempre “l’adolescente che ha ucciso sua madre con una mazza da baseball”.
Quando due mondi- reali, iperrali, immaginari – si scontrano cosa può succedere? È quello che tenta di ricostruire Kirino in questo suo lavoro, immedesimandosi nella mente e nei pensieri di cinque adolescenti, raccontando la vicenda dai diversi punti di vista, matricida compreso.
Aprendo un varco su una società tipicamente nipponica, che lei racconta adattando il registro stilistico ai personaggi che coinvolge, guardando il mondo degli adolescenti e i loro disagi.
La struttura è quella che si trova spesso nei suoi romanzi: vittima ed assassino si conoscono subito, la signora però indaga cosa scatena, nella mente delle persone che entrano in questa spirale di malvagità, l’essere vicini ai carnefici.
Non il suo migliore, ma sicuramente interessante e dotato, a mio avviso, di più chiavi di lettura.
Recensione di Chiara Carnio
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