RENOIR, MIO PADRE, di Jean Renoir (Adelphi)
Ferito a una gamba durante la Prima Guerra Mondiale, Jean Renoir – non ancora divenuto il celebre regista autore di capolavori come La Grande Illusione – decide di trascorrere la lunga convalescenza che lo attende tornando a casa di suo padre il famoso, lui sì, pittore impressionista Pierre-Auguste, ormai paralizzato da una grave forma di artrite reumatoide e prostrato dalla recente perdita dell’amata moglie.
Tra padre e figlio, da sempre fortemente legati, si instaura un dialogo fatto di parole ma anche silenzi, ricordi e conversazioni nelle quali il pittore rievoca la sua vita privata e la sua carriera artistica, tutta incentrata sulla sfida, ma non sul rifiuto totale, dell’accademia per cercare di realizzare la “pittura di luce” che diverrà nota come Impressionismo e che per Renoir affondava le sue radici nell’arte italiana e nell’abitudine di dipingere all’aria aperta.
Alternando aneddoti, riflessioni a carattere estetico, stralci di conversazioni il saggio non solo ripercorre la vita dell’uomo e le tappe che hanno segnato l’evoluzione del grande genio artistico di Renoir – e di un intero movimento pittorico che da rifiuto viene rivalutato e, negli anni, si trasforma in un caposaldo dell’arte contemporanea – ma anche offre al lettore ritratti di personaggi, famosi o meno, noti soprattutto dai libri e dai cataloghi ma che Renoir figlio rende vivi attraverso le sue descrizioni.
Renoir, mio padre è anche l’occasione per scoprire quale aspetto avesse la Parigi della seconda metà dell’Ottocento, quando Montmatre era ancora un borgo di campagna e dove la vita aveva ritmi molto diversi da quelli moderni, una vita a cui guardare con nostalgia e una città che Jean Renoir descrive come tante inquadrature cinematografiche, secondo lo stile che ne ha fatto un grande maestro del cinema.
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