RISPLENDO NON BRUCIO, di Ilaria Tuti (Longanesi – ottobre 2024)
Che bello questo libro di Ilaria Tutti! Un libro a mio avviso che apprezzeranno sia gli appassionati dei libri gialli di questa autrice- la serie di Teresa Battaglia, splendidamente interpretata da Elena Sofia Ricci nella fiction trasmessa dalla Rai- sia quelli che hanno invece amato molto di più i suoi libri storici, quello sulle portatrici carniche e quello sulle prime donne medico – rispettivamente Fiori di roccia e Come vento cucito alla terra-.
Perché qua la nostra brava scrittrice friulana mette in piedi un thriller di ambientazione storica in cui i due personaggi principali, la cui vita è stata segnata dal nazismo seppure in maniera diversa, indagano indipendentemente su due crimini mentre cercano di sopravvivere agli orrori della guerra e della persecuzione, che la Tuti ci fa vivere in maniera così viva da coinvolgerci completamente.
I due sono padre e figlia: il primo, il professor Johann Adami, un luminare di medicina legale, è stato rinchiuso come dissidente politico nel campo di concentramento di Dachau, dove la fatica di sopravvivere fa venir fuori gli istinti più miseri, per resistere alla fame, al freddo, alle sevizie; la seconda è Ada, anche lei medico, che non perdona il padre per averla abbandonata per i suoi ideali e per aver provocato con il suo comportamento la morte della madre, avvenuta in concomitanza con la sua cattura da parte dei tedeschi. La donna vive a Trieste da sola, senza avere notizie del marito né del padre, e lì lavora per assistere la povera gente affamata ed ammalata. Johann viene tirato fuori dal campo di concentramento da un suo ex allievo, diventato un nazista vicino a Hitler, e portato al castello di Kransberg dove è avvenuta una morte sospetta di un ufficiale tedesco, che fa preoccupare il Führer e lo fa temere per la sua vita; è su questa morte che Adami dovrà dare il suo parere. Ada si ritrova invece ad indagare per scoprire chi sia l’assassino brutale di giovani donne, che agisce nelle vicinanze della Risiera di San Sabba, ormai ridotta ad essere una specie di campo di concentramento, con annesso forno crematorio, dove spariscono i prigionieri che vi vengono rinchiusi- partigiani ed oppositori politici-; qui la donna entra in contatto con degli ufficiali tedeschi che la minacciano e la blandiscono facendola sentire in pericolo, anche per un segreto che lei nasconde.
Ma a mio avviso più interessante della parte connessa alle indagini, ho apprezzato il modo in cui Ilaria Tuti ci mostra la tragedia della guerra e dell’occupazione tedesca, la repressione, la fame e la paura, il senso di precarietà che colpiva le persone che non sapevano più di chi fidarsi, in un mondo in cui la linea tra la vita e la morte diventava sempre più labile e in cui era sempre più difficile mantenere viva la speranza e la capacità di rimanere umani.
Un libro amaro e forte, con passaggi duri che fanno tremare, anche per la forza della narrazione e per un ritmo sempre pieno di tensione; un libro che ci fa riflettere su quanto possa essere vicino anche per noi, uomini e donne di oggi, l’orlo del baratro a cui ci possono portare i conflitti che affliggono i nostri giorni, baratro verso cui rischiamo di scivolare quasi senza accorgersene o curarsene a sufficienza.
E così il titolo “Risplendo, non brucio” risuona emblematico, un vero e proprio richiamo a far sì che tutti noi ci sentiamo stimolati ad operare per il bene di tutti, a mantenere la nostra integrità senza compromessi, a far risplendere le nostre anime.
Recensione di Ale Fortebraccio
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