SAGGIO SULLA LUCIDITÀ, di José Saramago
Domenica di elezioni nella capitale di un paese non nominato. Non si tratta di una città qualunque, è quella in cui, quattro anni prima, avvenne la tragica pandemia della cecità. Piove a dirotto. Pochi elettori alle urne, che appaiono a frotte quando, nel pomeriggio, inizia a spiovere. Lo spoglio riserva una sorpresa che fa saltare le poltrone dei vertici politici: 80% della popolazione ha votato scheda bianca. La domenica successiva, sole splendente, si ripete la votazione: 90% di schede bianche. Nei palazzi del potere il Presidente, Il Primo Ministro e il Ministro degli Interni sono furiosi: mai accaduto prima, cosa possiamo fare con questi irriconoscenti, ignoranti, congiurati per farci cadere? Che non sia mai. Danno ordine di abbandonare la città al proprio destino: stato d’assedio, divieto di entrata e uscita dai confini, niente rifornimenti, via la polizia.
Non succede niente, la gente, senza spargimenti di sangue, si aiuta e manda avanti in qualche modo i servizi essenziali. Scoppia una bomba alla stazione della metro, morti e feriti. Chi sarà stato? Bianca era la cecità di anni prima, bianche sono le schede elettorali. Che ci sia un nesso? Il Ministro manda, in incognito dei poliziotti ad indagare. Quello che succederà lo scoprirà chi avrà il piacere e la voglia di leggere.
Romanzo che parte lento, molto riflessivo, quasi un saggio di fantapolitica, finale in crescendo. Amarissima denuncia sul potere, che deve essere mantenuto a qualsiasi costo e con qualsiasi mezzo, da parte di un’élite incapace di fare un’analisi del risultato, di accettare la sconfitta, terrorizzata di perdere i suoi privilegi, personaggi squallidi che si arroccano nei loro presunti diritti, perduti in discussioni sterili, pur di non affrontare mai il nocciolo della questione.
Eppure, tra il “popolo che ha acqua al posto del sangue”, una persona, per una frase letta in un libro, butta un seme che qualcuno raccoglie e sparge. Forse si apre uno spiraglio o forse no. Bisogna aspettare.
Un romanzo molto forte, quando lo lessi, più di dieci anni fa, scrissi quattro pagine di riflessioni che oggi vi ho risparmiato, riportando solo le più incisive, rimaste immutate negli anni.
Consigliato a chi ama la scrittura non facile di Saramago, ed è disposto a fermarsi per riflettere ad ogni pagina.
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