SALVARE LE OSSA Jesmyn Ward

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SALVARE LE OSSA, di Jesmyn Ward (NNE)

Recensione 1

 

salvare le ossa J. Ward
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I fratelli Batiste vivono col padre in una baracca sul bayou: la loro vita è stata stravolta dalla morte della madre e i quattro ragazzi faticano a ritrovare la serenità perduta, rifugiandosi ognuno in atteggiamenti e pose che mascherino il loro smarrimento e il loro dolore, che un padre altrettanto privo di punti di riferimento non riesce a confortare in nessun modo: Randall, atteggiamenti da duro, si dedica al basket dal quale spera di trovare salvezza e una strada per il college; Skeeta, introverso e solitario, al suo pitbull da combattimento; Junior cresce senza regole e Esch, l’unica femmina, appassionata di miti greci, ha trovato uno sfogo naturale nel sesso praticato con tutti gli amici che bazzicano la sua casa, finendo per rimanere incinta del più indifferente tra loro; il romanzo racconta la loro vita quotidiana nei dodici giorni che precedono l’abbattersi dell’uragano Katrina sulla Lousiana.

Il libro descrive lo spirito battagliero dei quattro fratelli che cercano di far fornte ai rovesci di fortuna come alla furia della natura che distrugge senza permettere a nessuno di opporsi, così come ognuno dei ragazzi si lascia distruggere da una vita che non si sentono in grado di governare: il mondo in cui vivono è quello brutale, razzista, maschilista e patriarcale che cinema e letteratura ci hanno abituato ad associare al profondo Sud degli Stati Uniti ma Katrina, come la caparbia China assetata di sangue e vittoria, lo spettro della madre morta di parto che ossessiona Junior, l’estasi furiosa di Esch rivelano al lettore un’immagine di femminilità distruttiva eppure vitale in uno scenario di devastazione che è esistenziale, prima ancora che legato all’abbattersi dell’uragano.

Il libro, prendendo le mosse anche dai classici, dai Greci fino a Faulkner, insiste molto su questa interpretazione cruenta della femminiltà e propone anche una singolare ed efficace rilettura dell’idea di maternità come combattimento, perché avere un figlio significa sapere per chi si combatte e questa idea è incarnata nella tenacia con cui Skeeta assiste China che deve dare alla luce la sua prima cucciolata e dalla determinazione di Esch a far nascere un bambino a cui non ha davvero mai pensato seriamente ma che rappresenta il suo futuro, a dispetto della distruzione incombente.

Romanzo davvero interessante che racconta in modo originale un evento epocale nella storia recente degli Stati Uniti, ovvero l’arrivo di Katrina. Piuttosto che puntare sulla denuncia politica, l’autrice sceglie di raccontare una storia familiare nella quele è comunque possibile riconoscere le disperate condizioni di vita di molte vittime dell’uragano.

Consigliato a lettori fuori dal coro.

Recensione di Valentina Leoni

 

Recensione 2

 

salvare le ossa J. Ward
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Pagine traboccanti di ferocia, miseria, violenza, natura, amore…poesia.

Tutto in questo libro è feroce.
Feroce la vita, che s’impone violenta con il suo carico di dolore e responsabilità…
Feroce la morte, che si prende una madre in cambio di un figlio…
Feroce la natura, madre e matrigna che non ha pietà di nessuno…
Feroce il mondo dei combattimenti dei cani…
Feroce la povertà, che fa crescere in fretta…
Feroce il caldo, che non dà tregua…
Feroce l’amore.

 

 

Amore carnale, amore fraterno, amore filiale, amore per gli animali, amore come legame amicale.
Personaggi che non sanno usare le parole per dirlo, ma che amano in modo bruciante.
Che sanno proteggersi, difendersi l’un l’altro come animali in branco, abituati a leccarsi le ferite senza piangere, a vivere di carne, pelle e muscoli.

E carnale è anche la scrittura della Ward, una scrittura piena, plastica, evocativa, che si ramifica come le foglie degli alberi che descrive, portatrice di una forza dirompente, crudele e poetica come la quiete dopo la tempesta.
Ti distrugge e poi ti accarezza.

Dodici capitoli, dodici giorni.
Quelli che precedono l’arrivo dell’uragano Katrina in Mississipi.(Agosto 2005)

Bois Sauvage, zona di boschi, paludi, fango, baracche, rifiuti, carcasse di vecchie auto…qui vive Esch (voce narrante), adolescente afroamericana, con i suoi tre fratelli (Randall appassionato di basket, Skeetah innamorato perso del suo pitbull da combattimento e Junior che non ha neanche conosciuto la donna che l’ha messo al mondo) e suo padre.

Esch ha solo 15 anni, ma è segretamente incinta, è cresciuta senza mamma (dopo averla vista morire di parto) e con un padre inadeguato, spezzato dal dolore e dedito più che altro alla bottiglia.

 

 

Unica femmina in una comunità di maschi inselvatichiti dalla vita, induriti dalle precoci responsabilità, desiderosa di amore, tanto da non saperlo gestire, selezionare, filtrare, riconoscere.

Esch come Medea, amante non ricambiata, ossessionata dal suo Giasone/Manny dalla pelle dorata, che però non l’ha mai guardata negli occhi.

Polvere, fango, umidità, sudore, sangue, fanno da sfondo all’arrivo della furia cieca dell’uragano Katrina, che devasta e toglie tutto a chi già aveva troppo poco, lasciandoli nudi, inermi, senza un posto dove stare, ma ancora più uniti, più forti, sicuri che basti un fuoco, un secchio capovolto su cui sedersi e la certezza che chi deve tornare prima o poi tornerà, per poter ricominciare.

Pagine che mi hanno fatto soffrire, mi hanno emozionato, agitato e commosso come pochi altri libri.
Potrei parlarne ancora per ore…

Imperdibile.

Recensione di Antonella Russi

Presente nei consigli dalle librerie – 5 puntata

 

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