SALVARSI A VANVERA, di Paolo Colagrande (Einaudi – marzo 2022)
“È obbligatorio esagerare, se no che cosa si racconta a fare”: ‘Salvarsi a vanvera’ di Paolo Colagrande è un profluvio di invenzioni linguistiche all’insegna della “vanvera”.
…”la vanvera è come la ridarola, un meccanismo autogenerato che riposa in un’area spirituale arcaica, veterotestamentaria, del cervello, e rovescia le sue onde sul mondo come un maremoto.”
Siamo nell’autunno del 1943 e grazie al prodigioso uso della vanvera, l’ebreo Mozenic Arad (astutamente trasformatosi in Aride Mestolari) riesce a convincere i vertici dell’esercito tedesco della presenza di una miniera di carbone, la leggendaria “salamandra ignifera gigante cinese”.
L’estrazione coinvolge una squadra eterogenea di persone altrimenti destinate a fine certa, e la narrazione si arricchisce ogni giorno di particolari sempre più fantasiosi.
L’arte di arrangiarsi unita all’impostura sono alla base del romanzo.
La narratrice è una delle due gemelle figlie di Arad.
La fervida immaginazione si ritrova anche nei loro spettacolini di bambine, divertenti messinscene basate sul “Corriere dei piccoli” con la partecipazione sistematica del piccolo trovatello Cali.
Il libro è pieno di inventiva e di ironia, talvolta però si fatica a stare dietro alle scoppiettanti trovate che costellano il racconto.
Recensione di Giulia Pazzaglia
1 Trackback / Pingback