SARDEGNA COME UN’INFANZIA, di Elio Vittorini (Bompiani)
Mi è venuto voglia di leggere questo libro perché lo citava Michela Murgia nel suo bel libro sulla Sardegna “Viaggio in Sardegna. Undici percorsi nell’isola che non si vede” e così l’ho preso in prestito da una delle biblioteche che frequento. Si tratta di un piccolo libro dove il giovane Vittorini in brevi capitoletti ci narra le sensazioni, le impressioni, le emozioni che ha provato attraversando l’isola in cui vivo da oltre 45 anni, grazie alla partecipazione ad un concorso letterario organizzato nel settembre del 1932 dalla rivista L’Italia letteraria per il miglior resoconto di un viaggio in Sardegna; Vittorini vi partecipa grazie anche all’aiuto finanziario di Eugenio Montale e riceve il primo premio ex aequo con Virgilio Lilli.
Sbarcato ad Olbia, l’allora Terranova, segue un percorso che attraversando la Gallura lo porta in un paesaggio di granito rosa e di ampie sugherete sino a Tempio e poi a Castelsardo e Sennori sino a Sassari per poi proseguire verso Macomer, Nuoro, Oliena, Abbasanta ed Oristano; e poi il Sulcis con le sue miniere sino a Cagliari. Da qui prosegue via mare su una motonave che fa servizio lungo la costa occidentale della Sardegna sino a La Maddalena per poi rientrare nuovamente a Olbia. Ma chi si aspettasse una specie di guida turistica delle varie bellezze da visitare potrebbe rimanere deluso perché il viaggio viene raccontato, in piccoli frammenti, con suggestioni e stati d’animo senza vere e proprie descrizioni; insomma Vittorini, alla ricerca di una Sardegna arcaica e primitiva, la descrive come un tempo, un periodo della vita: l’infanzia, che infine metterà anche nel titolo.
Mi ha particolarmente colpito il capitoletto in cui racconta la discesa verso il mare di Castelsardo e dice che qui, nell’isola, l’odore salmastro si percepisce sempre, anche a cento chilometri dalle coste e nell’altitudine dei monti; mi ha colpito perché è vero, come ho constatato più volte nelle mie gite isolane partendo da Cagliari dove vivo. Qui, dovunque tu vada, sentirai sempre l’odore e direi anche il sapore del mare e della vegetazione- dei vari cespugli di mirto, lentischio, corbezzolo ma anche elicriso e timo senza dimenticare il fico d’India della copertina del libro- che coprono il territorio isolano. Così come imparerai a conoscere la fierezza della gente e la loro disponibilità all’accoglienza, come ci racconta anche l’autore di questo piacevolissimo resoconto di viaggio
Recensione di Ale Fortebraccio
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