SETE, di Amélie Nothomb
La sinossi di questo libro è inutile.
La storia la conosciamo tutti, credenti e non.
Nessun colpo di scena, tutto ciò che deve accadere, accade.
Quello che questa autrice ci racconta è ciò che avviene “dietro le quinte”.
Immaginiamo l’ennesima replica dello stesso spettacolo teatrale visto già tante volte che per passione, o masochismo magari, torniamo a rivedere di nuovo.
Cosa accadrebbe se, al posto delle battute che ormai conosciamo a memoria, andasse in scena quello che gli attori pensano mentre recitano?
Resteremmo a bocca aperta e ci sentiremmo anche spaesati: dovremmo abituarci alla nuova narrazione, entrandoci pian piano.
E’ ciò che mi è capitato leggendo questo libro: con una punta di presunzione, che ammetto molto tranquillamente, mi sono accostata a questa lettura con la verità in mano, perché affrontata in diversi momenti e anche in diverse “salse”, dalla letteratura al cinema.
In questo libro è la testa di Cristo che parla durante la sua ultima notte in cella, seguita poi dalla Passione e dagli ultimi pensieri prima ritornare dal Padre.
Cosa pensa un essere che per un tempo infinito è esistito solo sotto forma di pensiero? Quanto è legato al suo corpo? Alla materialità che ne imprigiona anche lo spirito?
Nei suoi ultimi momenti a chi rivolge le sue mute parole?
In quella notte Cristo, come qualunque uomo condannato a morte, ripensa a tutta la sua vita. Alle persone che ha incontrato, ai suoi seguaci, ai suoi sentimenti, al mondo reale, al mondo spirituale.
Questa notte è descritta con una completezza che mi ha molto colpita: Cristo si fa uomo. Quando perciò vive da uomo sulla terra ride, soffre ama, odia come tutti gli altri.
Lui dice che tutto ruota attorno alla “sete”. Se riusciamo ad analizzare il bisogno di bere, e lo viviamo appieno cogliendone tutte le sfumature, potremo dire di aver vissuto davvero.
La sete, in effetti, sarà tra le sue ultime parole prima di spirare, ed è proprio in quel punto della narrazione, che i suoi pensieri arrivano al culmine… un attimo prima che Tutto si compia.
Lui ha potuto sperimentare la sete solo nel momento in cui ha avuto un corpo: da qui l’importanza della materialità.
Lo Spirito sì fondamentale, ma non completo senza l’esperienza dei bisogni del corpo.
Ovviamente Cristo sperimenta anche l’amore. Quella Maddalena che la letteratura celebra e denigra quasi contemporaneamente, occupa i pensieri di Gesù.
D’altronde, ritorniamo sempre al punto di partenza: Cristo è uomo, quindi è impensabile che abbia completamente ignorato quel bisogno, così preponderante negli uomini (come anche nelle donne, non è assolutamente una questione di genere).
Le riflessioni che fa sugli apostoli sono molto interessanti. Sono interpretazioni della fiorente letteratura, ufficiale e ancor di più apocrifa, che ruota intorno a questi personaggi.
La descrizione del rapporto con Giuda mi ha davvero colpita.
Alla fine del libro, se non avessi saputo in anticipo chi era il protagonista, avrei potuto benissimo elogiare l’autrice per il dettagliato reportage delle ultime ore sulla terra del nostro uomo.
L’ho divorato e alla fine sono spuntate anche le lacrime.
Buona lettura
Recensione di Rita Annecchino
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