SILENZIO, di Shūsaku Endō
La mia proposta di oggi riguarda una lettura difficile, un romanzo storico del genere più genuino, che non si limita alla semplice ambientazione ma ripercorre eventi del passato per trarne insegnamenti universali e nello stesso tempo affronta un tema delicato, addentrandosi in una profonda ricerca spirituale sul significato della fede, del tradimento e sul valore della testimonianza.
Padre Rodrigues, gesuita giovane e fervente, apprende con sgomento che il suo antico mentore, il granitico e impavido padre Ferreira, da molto tempo residente in Giappone dove svolge in clandestinità la sua attività di missionario, ha improvvisamente abiurato.
Incapace di credere che Ferreira sia stato semplicemente piegato dalle torture subite, convinto che il superiore avrebbe senza dubbio preferito il martirio, Rodrigues decide di raggiungerlo per accertare la verità e affiancarlo nell’opera di evangelizzazione di quel paese così lontano, misterioso e ostile.
Questo romanzo nel quale le vicende si stagliano nitide sul drammatico sfondo delle persecuzioni contro i cristiani del secolo XVII, affronta, da diverse angolazioni e in modo decisamente originale, il tema del rapporto tra religione cristiana e mentalità giapponese, senza ridurla al classico scontro tra Occidente e Oriente, ma cogliendo alcuni aspetti della questione validi ancora nell’era contemporanea: nel silenzio del titolo, condizione necessaria al raccoglimento spirituale ma anche sinonimo del vuoto nel quale si perde la parola di un Dio che sembra impassibile di fronte alla sofferenza di coloro che lo amano, Endo denuncia la chiusura mentale tanto dei superbi missionari europei, intenzionati a evangelizzare un paese del quale non si forzarono nemmeno di imparare la lingua, quanto delle autorità giapponesi, impegnate a proteggere una cultura tradizionale dietro la quale nascondere ipocrisia, intolleranza e incapacità e adattarsi al mondo che cambia.
La prosa di Endo, autore più volte vicino al Nobel, tratteggia efficacemente con poche, nitide pennellate, scene dalle quali emerge non solo una vivida descrizione paesaggistica, ma la reale anima del paese, del quel l’autore descrive la stagione più deprimente e difficile, l’estate piovosa e afosa, durante la quale le risaie diventano paludi e il fango onnipresente sembra mischiarsi al sangue sparso dai martiri cristiani, emblema universale del misero vittima dell’ingiustizia sociale.
Lettura consigliata a lettori interessati a scandagliare le profondità dell’animo umano, nonché agli appassionati di cultura giapponese, della quale potranno scoprire tratti meno noti, consigli di vedere anche l’ottimo film che Martin Scorsese ha tratto dal romanzo.
Recensione di Valentina Leoni
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