JACK FRUSCIANTE È USCITO DAL GRUPPO, di Enrico Brizzi
Sinceramente pensavo si trattasse di un gruppo WhatsApp
Di un tizio che abbandona una chat o simili.
A chi può mai venire in mente un gruppo rock ai giorni nostri? L’unico gruppo rock certificato sono i Maneskin. Il resto è cantautorato da autotune.
Dunque pensavo fosse la storia di uno che aveva abbandonato un gruppo wazzup, tipo “genitori classe quinta A” oppure “gli irriducibili del calcetto” (visto che si tratta di un certo Jack, dunque un uomo, anche se non è poi così certo). Un tizio che si era dato alla macchia, e subito quelli del gruppo giù a dirgliene di tutti i colori, appena uscito. Che invece quando era dentro era tutto un carissimo e faccine sorridenti e salamelecchi digitali.
Invece no.
Jack Frusciante è esistito davvero e suonava il basso elettrico. E la sua dipartita dalla propria band musicale assurge per l’autore a simbolo di una condizione esistenziale.
O se non per l’autore quantomeno per il suo scanzonato protagonista. Alex. Come l’antieroe di Arancia Meccanica. Ma un tantino più calmo e impacciato. E assai più pedaloso (ma poco petaloso).
Storia d’amore adolescenziale che ha commosso migliaia di professoresse di italiano che lo hanno appioppato ai propri studenti come esempio di modernismo narrativo. Una specie di giovane holden ma molto più rock ed underground. Forse.
Insomma, ci siamo sorbiti sta sbobba e ci siamo anche convinti che fosse un libro buono. E probabilmente lo era, perché ci ha emozionato.
E parlava di Bologna e anche un po’ di noi.
E suonava il testo, non il basso, con un certo qual senso del tempo.
Ma alla fine Brizzi si è perso e buonanotte.
Un po’ nemmeno ci dispiace perché eravamo invidiosi di questo figlio di papà.
Un po’ però ci perplime perché rappresentava alla fin fine il nostro mondo di valori. E vederli affondare come merce di scarto fa un certo effetto poco rincuorante.
Recensione di Marcello Ferrara Corbari
JACK FRUSCIANTE È USCITO DAL GRUPPO ☆ Enrico Brizzi
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