SMOKE & BLUE IN THE FACE, di Paul Auster
Insolito non per gli argomenti trattati ma per la sorta di reazione a catena che si è creata realmente. Iniziamo dalla richiesta del New York Time al celeberrimo scrittore Paul Auster di scrivere un racconto sul Natale. Ora la storia c’era, il cui titolo era “Il racconto di Natale di Auggie Wren” e trattava dell’amicizia tra uno scrittore in fase critica e un tabaccaio di Brooklyn. Il caso volle, siamo negli anni ‘90, che il regista Wayne Wang lo lesse.
Chiese immediatamente a Auster se poteva farne una sceneggiatura, lui accettò e fece della tabaccheria una piccola Brooklyn; nel senso che, personaggi su personaggi, vi entravano e rientravano lasciandovi qualcosa di sè, dando vita a una trama di base introspettiva e ricca di elementi vitali. Nacque così “Smoke” ( chi di noi non l’ha visto?) con Harvey Keitel – il tabaccaio, e il compianto William Hurt – lo scrittore, insieme ad altri interpreti. La stranezza, perché lo è assolutamente, è che la troupe si sentiva unita da un sentimento di affetto ed ecco così che si volle prestare per un altro film. Prese vita quindi “ Smoke in The face”; film basato sull’ improvvisazione ma non totale, in quanto venne seguito il canovaccio del regista e dell’autore. Il fatto ancor più straordinario nonché avvincente e insolito è che ai protagonisti iniziali se ne aggiunsero altri, quali: Madonna, Lou Reed, Michael J. Fox e altri che in verità non ricordo. Ne risultò un vero e proprio affresco o un omaggio a Brooklyn così piena di vita e storie di vita. Auster fa parte della rosa dei miei autori preferiti in campo narrativo, ho letto molti suoi libri sempre con somma soddisfazione. Aggiungo, e non è poca cosa, che Beckett e Chandler hanno contribuito alla sua formazione intellettuale.
Nota finale:
Ho pensato a questo straordinario libro, causa la recente dipartita di William Hurt al quale dedico questa mia recensione e il mio pensiero, ringraziandolo per quanto ci ha regalato
Recensione di Gina Ficorilli
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