SOTTO IL DILUVIO, di Giulio Natali (Castelvecchi – giugno 2024)
Giulio Natali ci regala, con una sottile e intelligente ironia, uno spaccato di vita quotidiana.
TRAMA
Oreste De Ritis, da trent’anni sindaco di Colle Filippo e in precedenza parlamentare molto in vista del Partito di Centro, muore inaspettatamente: devono essere indette nuove elezioni. La città è smarrita, l’uomo appena scomparso ha disabituato la gente a pensare, ricevendo in cambio il consenso necessario a mantenere il potere per tanto tempo. Candidati agguerriti sfidano il vicesindaco Pacifico Guerrieri, che pure uscirà vittorioso dalla competizione elettorale. Sullo sfondo, la società che si evolve e crea un divario sempre più ampio tra chi comanda e chi obbedisce, e i cittadini di Colle Filippo, abituati a tirare a campare senza il reale desiderio di cambiare le cose. Non resta che guardare e aspettare, sotto il diluvio, e senza Noè.
Una morte inattesa, squilibri esistenziali e una piccola anonima cittadina nel romanzo di Giulio Natali che con la sua scrittura lineare, a volte graffiante e attenta porta il lettore a riflettere sulle azioni dei personaggi che si susseguono in totale scioltezza.
Un romanzo brillante e ben strutturato, una prosa dosata tra colpi di scena, normalità, cattiveria e ironia. Una lettura che lascia aperta una discussione sulla politica, sul potere e sulla società. Un romanzo corale sapientemente dosato. Sicuramente un ottimo romanzo da non perdere e edito da Castelvecchi Editore.
“Sotto il diluvio deve essere letto da chi ama una storia corale ambientata in provincia dinamiche che racconta anche l’evoluzione della politica italiane e del malcostume dal dopoguerra ai giorni nostri. Il tema fondamentale è il rapporto tra chi detiene il potere e chi lo subisce, approfondito con toni a volte drammatici, a volte grotteschi” dichiara l’autore. “È una lettura adeguata a un pubblico adulto di ogni fascia di età e intende stimolare una riflessione su noi stessi: quanto subiamo il fascino del potere? E quanto siamo disposti a lasciare sul tavolo per poter essere davvero liberi”
Recensione di Kay Modis
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