SPATRIATI Mario Desiati

SPATRIATI, di Mario Desiati (Einaudi – aprile 2021)

 

Recensione 1

Mi piace Desiati, mi piace il suo modo di parlare della mia generazione (i quarantenni di oggi), il suo modo di raccontare la mia terra con i suoi odori, colori, tradizioni, modo di pensare, di “mettersi”, il suo sguardo aperto verso il mondo, ma sempre, in qualche modo, ancorato alle origini, la dolcezza e la ruvidezza che si incontrano e si scontrano nella sua scrittura dando forma alla reale consistenza della vita.

Un libro di partenze, di ritorni, di amore e sesso vissuti senza il peso del giudizio, di ricerca interiore e liberazione dalle catene mentali.

Spatriati, ovvero “spatriètə” in dialetto martinese (Martina Franca, paese di origine dell’autore), non sono semplicemente coloro che sono senza patria, che sono andati via, ma sono gli interrotti, gli irrisolti, i disorientati, i dispersi… in un senso più ampio e metaforico.

Possono essere anche i ritornati, quelli che hanno provato a cercare se stessi altrove e non ce l’hanno fatta, e continuano a vivere con una valigia sempre pronta.

È un concetto legato ad un modo di pensare che ti vuole “sistemato” in un luogo fisico e mentale ben incasellato, in un genere ben preciso, in relazioni stabili, con lavori facilmente definibili, e che fatica a comprendere la complessità del sentirsi fuoriposto in ogni luogo, perché ancora alla ricerca della propria identità, dei propri desideri più reconditi.

Ci sono persone affamate di vita, che sentono il bisogno di ampliare i propri confini, di spingersi oltre il limite per poter conoscere e accettare i propri, che hanno necessità di prendere le distanze dalle proprie origini per trovarsi davvero, scevri dall’influenza della famiglia e del “pensiero comune”…

Persone dalla consistenza più fluida che, molto spesso, nello squilibrio, riescono a trovare nuovi equilibri, nuove forme, e non tornano più.

E poi ci sono quelli che non ce la fanno, che sentono forte l’appartenenza, che provano ad allontanarsi, a sperimentare, magari trovando anche una dimensione più grande capace di contenere tutte le sfumature del loro essere e sentire, ma poi immancabilmente ritornano.

Ed ecco che Francesco Veleno (sí, un nome che ritorna da “Il paese delle spose infelici”  e dalle pagine de “Il libro dell’amore proibito”, promosso da soprannome a cognome) e Claudia danno voce a questa generazione che cerca il proprio spazio, la propria identità sociale e sessuale, dando vita ad una relazione che non è amore, non è amicizia, non è sesso, ma è tutto questo e molto altro.

Nessuna etichetta, neanche nei sentimenti.

Lei è proiettata verso la scoperta, ha bisogno di aria, di spazio, di libertà… libertà che troverà prima a Londra, poi a Milano, infine a Berlino.

Lui ha bisogno di lei, invece.

Quindi partirà anche lui, la seguirà, e troverà lì, nella capitale della trasgressione, il coraggio di essere veramente se stesso, senza censure, senza tabù… ma poi tornerà a Martina Franca, spatriato, solo, senza famiglia, ramingo in casa propria.

A casa, ma comunque sradicato.

Alla fine, qui al sud siamo tutti un po’ spatriati, quelli che vanno via e anche quelli che restano.

Recensione di Antonella Russi

Recensione 2

Mario Desiati

Spatriati

Dopo un po’ di esitazione a causa di molti commenti non benevoli su questo libro, ho deciso comunque di leggerlo, visto che era disponibile nella biblioteca che frequento. Di sicuro è un libro che non lascia indifferenti, può piacere o non piacere per tanti motivi e spesso quelli per cui dispiace ad alcuni sono gli stessi per cui ad altri piace.

Detto ciò quali sono le mie impressioni di questa lettura? E’ di sicuro un libro colto, pieno di richiami letterari e più in generale culturali, tanto che l’autore ha ritenuto di dover inserire alla fine del libro un compendio di “Note dallo scrittoio o stanza degli spiriti”, in cui fornisce al lettore alcuni riferimenti linguistici, letterari e di costume delle varie citazioni presenti nel testo. Certo una cultura non fine a se stessa ma come luogo di salvezza per i protagonisti, che trovano in essa e nei sentimenti che li legano l’unico porto dove rifugiarsi.

E’ di sicuro un libro ben scritto, con un modo di raccontare in cui dei luoghi, delle emozioni e dei sentimenti descritti si riesce a cogliere l’intima essenza, la capacità di uno sguardo aperto e mai giudicante; e questo sia che si tratti di parlare della Puglia, con i suoi pregiudizi e le sue convenzioni sociali, ma anche con il respiro di una terra povera di possibilità seppure ricca di bellezze, sapori ed odori, oppure della fredda Berlino, dove si possono trovare da vivere mille esperienze di una vita diversa e trasgressiva. Lo stesso avviene nella descrizione dei sentimenti e degli stati d’animo di giovani di una generazione senza certezze, che faticano a trovare il proprio posto nel mondo, spatriati non solo dai luoghi ma spesso anche da se stessi.

Insomma un libro profondo ed inquieto, per certi versi difficile da capire per una persona ormai anziana come me, che a differenza dei protagonisti di questo libro ha vissuto la sua giovinezza in un mondo in cui la certezza di un destino migliore e fondato su ideali solidi costituiva un sicuro baluardo a favore di una vita non voglio dire più facile ma sicuramente più serena. Un libro tuttavia che a mio avviso vale la pena di leggere.

Recensione di Ale Fortebraccio

Recensione 3

Claudia è solitaria e sicura di sé. Francesco è acceso e frenato da una fede dogmatica ed incerta. Il loro incontro avviene in un giorno di sole nel cortile della scuola. Lei lo provoca: lo sai che tua madre e mio padre sono amanti?

Negli occhi di quel ragazzo timido e remissivo vede qualcosa che li accomuna.

Crescono insieme tra mille domande e difficoltà.

Claudia decide di allontanarsi dalla provincia e fugge appena può. Londra, Milano ed infine Berlino diventano la sua nuova casa.

Francesco resta fermo e cerca di dare un senso alla sua vita, finché un giorno decide di andare a vivere a Berlino insieme a Claudia.

Mario Desiati mette in scena le complessità di una generazione irregolare, fluida, sradicata.

Da ciò il termine “spatriati” per indicare quei giovani che non hanno messo le radici in nessun posto. Quella generazione che si è sentita veramente europea.

Non mancano i dettagli più intimi dei due protagonisti attraverso la scoperta della propria sessualità.

Un romanzo che scava in profondità la vita e l’animo di due giovani, inquieti e insicuri ma anche capaci di provare emozioni forti e profonde.

Recensione di Anna Maria Tecca

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SPATRIATI Mario Desiati

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