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Speciale Eduardo Galeano
PAROLE IN CAMMINO – DONNE – CHIUSO PER IL CALCIO – IL LIBRO DEGLI ABBRACCI, di Eduardo Galeano
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La mia è una proposta di lettura. Qualcosa su di uno scrittore uruguaiano, Eduardo Galeano, tra gli autori più amati della letteratura latino americana.
Nato a Montevideo, in Uruguay, nel 1940, a seguito del colpo di Stato con il quale i militari presero il potere nel suo Paese, Galeano fu imprigionato e quindi costretto a fuggire. Si stabilì nell’amata Argentina. Morì nella sua patria nel 2015. Lasciandoci tanto su cui riflettere.
Sono 4 i libri che ho letto e dei quali quindi propongo la lettura: “Parole in cammino”; “Donne”; “Chiuso per il calcio”; “Il libro degli abbracci”.
In tutti, lo stesso particolarissimo stile narrativo fatto di frammenti, scorci, flash, fotografie, “Finestre” sul mondo, come le chiama lui.
Sostiene Galeano, che le sue sono “parole erranti, che ho trovato o che mi hanno trovato”. Ed è proprio da qui che hanno inizio i suoi racconti. Ma per farlo, per parlare di lui, vorrei partire dalle parole di Maurizio De Giovanni.
“Ho incontrato Eduardo Galeano un giorno a Napoli, in occasione di un incontro organizzato in suo onore … e solo alla fine, per non interrompere quel meraviglioso flusso di parole, presi coraggio e gli rivolsi una domanda, un’unica, semplice domanda: Maestro a cosa serve la scrittura? … A quel punto, rivolgendosi a me, guardandomi negli occhi, mi disse: Se tu mi chiedi a cosa serve la scrittura, io posso dirti che a questo serve la scrittura: a portare il mare dove non c’è”.
Così apre la prefazione di Maurizio de Giovanni a “Il libro degli abbracci”.
E da quell’incontro nasce il racconto “Tutta quell’acqua”, uno dei modi con i quali de Giovanni si prende cura dei “libri degli altri”. Un modo, speciale, per introdurci in un mondo narrativo che non è quello proprio, un’occasione per parlare dei libri altrui e dei loro autori.
La struttura narrativa, lo abbiamo detto, è identica in tutti e quattro i libri, che non sono romanzi.
Proviamo ad immaginare Galeano in giro per i Paesi dell’America Latina. Immaginiamolo mentre, giorno per giorno, in strada, ascolta la gente, la sua gente. Ne raccoglie le storie, le speranze, i sogni. Quelle storie che sono veri e propri memoriali. E lui li trasforma in “finestre” di dialogo con il lettore.
Eduardo Galeano raccoglie “storie e sogni”, per l’appunto. Storie di un mondo dove chi cerca un abbraccio lo trova. Racconti dei suoi viaggi “intorno” America Latina
De Giovanni la definisce “una scrittura cardiaca”, quella di Galeano. E ‘a ragione’. “Una scrittura che ha un battito, che ha un ritmo, che è la replica del ritmo del sangue, dello scorrere del sangue nelle vene … che lo rende, a mio modo di vedere, assolutamente immortale”.
Quanto può essere bella una scrittura fatta di regole proprie, di prosa e di poesia. Finestre, per l’appunto. Finestre dalle quali puoi vedere il mare. Finestre sulle quali puoi appoggiare il cuore. Il mare e il cuore. Che continuamente ritornano nei racconti dello scrittore uruguaiano.
E allora inizio ad aprire queste finestre.
Partendo proprio dalla finestra sull’utopia contenuta in “Parole in cammino”.
“Lei è all’orizzonte … Mi avvicino di due passi, lei si allontana di due passi. Cammino per dieci passi e l’orizzonte si sposta di dieci passi più in là. Per quanto io cammini, non la raggiungerò mai. A cosa serve l’utopia? Serve proprio a questo: a camminare”.
Il concetto dell’utopia, questo concetto, farà da sfondo a tutta la sua opera.
“Donne”, invece, meriterebbe uno spazio tutto suo. Magari ci provo. Più avanti.
Chi sono le donne di Eduardo Galeano? E come le racconta? Sono le sante e le prostitute, le schiave e le sacerdotesse. Ci sono le streghe. Ci sono le donne famose, scrittrici, scienziate, pittrici e quelle dimenticate prima ancora di essere conosciute. Ci sono le principesse che non hanno regnato. Le guerrigliere e le prigioniere. Ci sono donne che portano il cognome del marito e che vengono ricordate per quello e non per il proprio.
In ogni caso, tutte hanno combattuto. Le sue, sono le donne che lottano.
In “Donne”, le “finestre” di Galeano consentono di affacciare non solo fuori, ma anche dentro, nell’animo femminile e, di riflesso, in quello maschile.
Un uomo che “parla” di donne, che “legge” le donne. E lo fa in un modo diverso da come solitamente vengono raccontate, dagli uomini. Eduardo Galeano empatizza con loro. Con ciascuna di esse. Ne fa propri i sentimenti, le lotte, i dolori, il senso di solitudine.
In epoche di assoluto dominio maschile, in cui veniva affermata la primazia dell’uomo sulla donna, anche con la forza fisica, le donne di Galeano si fanno spazio, trovano un posto, un posto tutto loro finalmente nel mondo.
L’invito a leggere e a soffermarsi su “L’età di Giovanna la Pazza”. Perché come quella storia, ne avremo lette tante altre. Di donne che a fronte di un gesto di “insubordinazione”, di “disobbedienza”, manifestato nei confronti di un uomo prepotente, violento, sono state considerate “pazze”.
150 racconti. 150 donne. Le ho contate. 150 donne valorose e martiri. Così, semplicemente, raccontate da un uomo. Prima dall’uomo e poi dallo scrittore.
Ma l’universo di Galeano comprende anche il calcio. Anzi il calcio ha un ruolo centrale nella sua vita.
In “Chiuso per il calcio” troviamo tutto quello che ha raccolto come tifoso appassionato e come giornalista.
Partiamo proprio dal titolo per dire che la sua passione per la nazionale era così forte che per consuetudine, e chissà forse anche per scaramanzia, in occasione dei mondiali di calcio, si “chiudeva” letteralmente in casa senza ricevere nessuno, e per evitare incomprensioni, appendeva un cartello fuori dalla porta con scritto: “CHIUSO PER IL CALCIO”.
Tra i suoi racconti ne ho scelto uno in particolare. Dove mi ha portato il cuore.
“Il gol del secolo”.
“… il massimo organo calcistico ha svelato il risultato di un’inchiesta universale: Scegliete il gol più bello del ventesimo secolo. A vincere con una maggioranza schiacciante, è stato il gol di Diego Maradona nel mondiale del 1986, quello in cui ballando con il pallone incollato al piede ha seminato sei inglesi sulla via verso la rete”.
Ne “Il libro degli abbracci c’è tutta l’America Latina. Ancora una volta frammenti, racconti brevi fatti di Storia, storie e riflessioni personali. E come dice de Giovanni c’è tutto Galeano, l’uomo che “dà voce ai muri”. C’è Galeano come scrittore, giornalista e saggista. “Le sue parole sono abbracci … Ogni abbraccio è un racconto” sulla vita.
Chi meglio di Galeano poteva descrivere la condanna alla solitudine e al silenzio dei prigionieri della dittatura uruguaiana, incappucciati e obbligati a essere nient’altro che “nessuno”. Chi poteva meglio raccontare “la funzione del lettore”. “Quando Lucia Pelàz era molto piccola lesse un romanzo di nascosto. Lo lesse a pezzetti, notte dopo notte, nascondendolo sotto il cuscino … Ha camminato molto Lucia, da allora … Lucia non ha più riletto quel libro. Non lo riconoscerebbe più. Le è cresciuto dentro a tal punto che ora è diventato un altro libro, ora è suo”. Chi meglio di lui poteva raccontare i sogni. “Quella notte i sogni facevano la fila, piena di voglia di essere sognati, ma Helena non poteva sognarli tutti … A fare la fila c’erano sogni nuovi, mai sognati, ma Helena sapeva riconoscere il sogno … vecchie conoscenze delle sue notti fatte di molto volare”.
E chiudo così. Con un “pezzo” del racconto “Tutta quell’acqua” di Maurizio de Giovanni. Il modo migliore, il suo, come ho detto, per prendersi cura dei “libri degli altri”.
– “Allora si alzò in piedi l’Alcade, il sindaco … mi parlò e mi disse: ‘Scrittore, ti abbiamo ascoltato, ma a ascoltami tu adesso. Io ti chiedo un regalo per la mia gente e per me. Ascoltami. … noi moriremo prima di diventare vecchi. Lo sappiamo fin da bambini che moriremo presto …’
– Che ti chiese l’Alcade?
– Mi chiese il mare. Il mare. Mi disse: ‘Noi non lo vedremo mai, e quelli prima di noi mai lo hanno visto. Per piacere scrittore, portaci il mare. Portacelo qui’…
Io … lo feci. Gli portai il mare là, in mezzo a quelle montagne nel cui ventre c’erano la vita e la morte. Gli portai il mare. E ci misi tutta la notte, finito all’alba … perché nel mare, sapete, ci sono tante cose se lo volete raccontare … C’è tanta di quell’acqua nel mare”.
E dall’America Latina, è tutto. O quasi. Perché ci torneremo.
Di Giuseppina Guida
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