STRANE CREATURE, di Tracy Chevalier
L’autrice con questo romanzo ha avuto il pregio di farci conoscere (seppure con qualche digressione) la vita di una ragazza, povera e analfabeta, che ha contribuito a cambiare le conoscenze della storia della terra e dei suoi numerosi abitanti che si sono succeduti nei millenni.
Si raccontano, a capitoli alterni, due donne, una matura e una ragazzina.
1811, Inghilterra. Tre sorelle nubili Elisabeth, Louise e Margareth, arrivano da Londra in un piccolo villaggio del Sussex sulla costa meridionale, Lyme. Sono tre ragazze abbienti, vestono in modo borghese, hanno studiato, ma appaiono molto strane agli abitanti del posto.
Elisabeth, la maggiore, ha una strana mania: va alla ricerca di strani oggetti sulla spiaggia, (oggi le chiamiamo ammanniti) ma allora, si presumeva fossero vermi portati dal mare. Nel paese Elisabeth fa la conoscenza con la piccola Mary, figlia di un ebanista, che morirà in breve tempo, lasciando la famiglia nella miseria. Mary ha un passato che in paese si considera miracoloso: è stata colpita da un fulmine ed è sopravvissuta. L’ebanista coltivava una strana passione: raccoglieva anche lui fossili sulle rocce e le esponeva nel retro del suo negozio. Mary ha ereditato questa abitudine e, quando si trova sola, aiuta Elisabeth in questa strana ricerca, per ragioni di sopravvivenza. “I ninnoli” vengono infatti esposti e venduti ai turisti come soprammobili.
Un giorno scoprono qualcosa di strano ed enorme: denti e cranio di un essere mai visto sepolto nella roccia. Con l’aiuto di scalpellini riescono a tirarlo fuori quasi intero (E’ un ittiosauro), ma loro pensano siano coccodrilli arrivati chissà come sempre dal mare. “Il cocco”, come lo chiamerà sempre Mary viene venduto ad un collezionista che lo rivende e viene esposto come un pupazzo ridicolo ad una specie di museo. Passano gli anni, Elisabeth invecchia e Mary cresce ma non diminuisce la loro passione. Intermezzi sentimentali metteranno di fronte le due donne, che si invaghiscono entrambe dello stesso uomo, e un grave incidente funesterà le loro ricerche, ma non spegnerà mai la loro passione.
In un tempo in cui le donne erano allevate per essere solo mogli e madri, dove l’indipendenza era peccato e l’intuizione femminile non veniva assolutamente presa in considerazione, l’autrice ci racconta la storia di donne che osarono sfidare la maldicenza, gli usi e costumi di ambienti ignoranti e ristretti.
Oggi, in cui l’evoluzione è una scienza assodata e sviluppata da decenni, ci sembra impossibile che tale modo di pensare fosse pressoché sconosciuto. Ci si affidava unicamente alla fede, alla Bibbia, tradotta in modo letterale: la chiesa non ammetteva che Dio avesse creato esseri che non esistevano più sulla terra, tutto era rimasto immutabile, uomini, piante e animali dal giorno della creazione. Eppure, le due donne qualche domanda se la pongono, seppure senza trovare risposte adeguate, anche i primi archeologi li troviamo ancora combattuti fra fede e nuove domande. Strane creature queste donne, così fuori dall’ordinario, che mettono in luce altre strane creature, sconosciute fino ad allora, che aprono la strada all’idea dell’evoluzione, che mettono in dubbio la datazione del Vescovo di Ussher sulla datazione della terra, che affrontano con risolutezza le difficoltà dell’essere donne in un mondo in cui i meriti erano solo del “cervello degli uomini”.
Molto interessante, ben scritto e documentato, lo consiglio vivamente.
Recensione di Carla Maria Cappa
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