SUL LATO SELVAGGIO, di Tiffany Mc Daniel (Blu Atlandide marzo 2023)
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“Non puoi amare qualcuno se non ricordi più che ti appartiene”
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Ho finito qualche settimana fa di leggere questo romanzo ed ho impiegato molto tempo per leggerlo. Non perché fosse lungo ma perché é stato molto doloroso. Premetto che io fatico a capire la dipendenza, fatico a comprendere un drogato senza giudicare, fatico ad accettare che è una realtà anche troppo diffusa. Mi sono forzata molto a leggere certe pagine ma la scrittura è talmente bella e la trama così ipnotica che non ho potuto resistere. Questo libro mi ha schiaffeggiato dalla prima all’ultima pagina. Mi ha fatto paura e mi ha fatto piangere. Mi ha fatto maturare.
Questo libro trae ispirazione da una fatto di cronaca successo nel 2014 nel Chillicothe (sei ragazze morte e “dimenticate”) e tesse una trama totalmente declinata al femminile. Le vere protaginiste sono tutte donne, droga compresa. A narrare la storia é Arcade con la passione per la archeologia, chiamata Arc, sorella gemella di Daffy, appassionata di poesia. Queste due sorelle cercano di sopravvivere alla dipendenza dei genitori, il padre muore subito nelle prima pagine per overdose, e della zia materna. Unico spiraglio di luce é la nonna Keith che insegna alle piccole un segreto fondamentale: di ogni trama tragica c’é una trama che può diventare bella, come accade nelle coperte che si vedono lisce e meravigliose dal lato dritto e piene di nodi e tagli a rovescio; basta scegliere il lato che si preferisce e dal lato selvaggio può scaturire qualcosa di bello. Questo segreto le aiuta a sopportare il buio in cui sono loro malgrado ma non riesce a salvarle.
Ben 377 pagine per raccontare di una maledizione senza scampo, di un dolore insopportabile anestetizzato da siringhe, pillole sniffate e prostituzione. Questo romanzo parla anche di un serial killer che, presentato al lettore da Arc come un novello Jack Lo Squartatore, prende a colpire indisturbato donne ai margini. Entra nella loro casa sporca, disordinata, vittima di un via vai che le gemelle schivano nascondendosi sotto i letti delle loro stanze. Già nelle prime righe viene subito spoilerato che Arch è stata una delle sue vittime. Arc, che si ama da subito, viene ammazzata, nessuno la vendicata, nessuno la seppellisce, ma ha bisogno di parlare e di raccontare al mondo la sua storia. Racconta una saga familiare tutta al femminile e l’iter difficile un’indagine che è oggettivamente disperata. Risolvere il caso smuove aspiranti politici e presenta terribili clienti vestiti da clown. A rendere tutto questo ancora più pesante è il sesso, la violenza dico, sesso scoperto per forza e prestissimo e con la forza, pagato con un Happy Meal. Leggere quelle pagine mi ha turbato profondamente. Perché La McDaniel scrive così bene tutto che immedesimarsi è naturale…e in quelle pagine ho capito che Arc non avrebbe potuto fare altro. Crescere da sola senza punti di riferimento, con la responsabilità della gemella, lottare contro qualcosa di insormontabile per una bambina, credere in un amore mai spiegato è dura. Durissima.
Arc insegna che si é molto altro oltre alla dipendenza.
E poi c’è lei, Tiffany McDaniel, che io amo profondamente da che lessi L’estate che sciolse ogni cosa, lei che ha una penna straordinaria, che sa scavare nel dolore c’è nessuno, che ti sbatte in faccia il buio per farti capire la poesia della luce, lei con talento ricama nella mente del lettore delle immagini che restano indelebili. E mentre scrivo penso alla scena in cui le nipoti con la nonna immettono giallo nella casa…o quando fanno insieme le torte e tra gli ingredienti usati dalla nonna era palese ci fosse la tristezza…
Libro promosso. Decisamente. E che consiglio…caldamente.
Se la conoscete fidatevi.
Se non l’avete ancora letta…sbrigatevi!
Recensione di Maria Elena Bianco
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