TANTI PICCOLI FUOCHI, di Celeste Ng
Se rispetti le regole sei davvero felice?
Shaker Heights è un tranquillo sobborgo residenziale dove tutto è pianificato e vi sono regole da rispettare persino per l’altezza dell’erba dei giardini e per i colori con cui imbiancare le case. Apparentemente a Shaker sono tutti uguali e i neri e le altre minoranze sono incoraggiati a vivere con i bianchi perché non si guarda alla razza. Tuttavia vi è una nota falsa che emerge anche dallo scontro per l’affidamento di una bambina asiatica, di cui si parla a lungo nel romanzo: la tolleranza non si traduce in comprensione e accettazione almeno parziale della diversità dell’altro ma in un appiattimento di tutti verso la cultura “wasp”, come nel caso delle Barbie, tutte bionde o castane e quasi mai nere o asiatiche, perché riflettono l’idea della donna “normale”.
Forse negli anni Novanta, periodo del romanzo, imperava questa idea di negare la diversità degli altri, in nome del superamento del razzismo, che oggi fa sorridere, sembrando assodato che la negazione della diversità influisca negativamente anche sulla costruzione dell’identità.
In ogni caso, l’autrice non si dilunga sulla questione e sotto questo aspetto il problema del razzismo è affrontato meglio nella serie tv, in cui una delle protagoniste è anche di colore.
L’autrice tende invece a rappresentare uno scontro tra madri, una “wasp” perfettamente curata con una vita perfetta e una madre probabilmente non di colore come nella serie tv che fa l’artista e condanna la figlia ad una vita di precarietà e vagabondaggio come scontro tra le conseguenze di una vita legata al rispetto delle regole e quindi alla razionalità e a quelle di una vita vissuta all’insegna di una passione, slegata da ogni regola.
Elena, che ha soffocato ogni scintilla di passione per avere una vita perfetta e ordinata e forse lo rimpiangerà nel finale, attrae in modo irresistibile la figlia di Mia, che, cresciuta in precarietà economica e senza amici , desidera una famiglia e una casa stabile più di ogni altra cosa e trova in Elena la madre che non ha, idealizzandola.
Dei difetti della su famiglia è invece pienamente consapevole la figlia minore, che mi ricorda vagamente la figlia terrorista di “Pastorale americana”, sebbene il periodo storico sia diverso, una ragazza bionda, intelligente, privilegiata ma desiderosa di scappare da una vita falsa e perfetta che odia per fare la vagabonda, lasciandosi macerie dietro.
Non si riesce a prendere posizione tra Mia ed Elena perché anche vivere del tutto fuori dalle regole può avere un costo molto alto, come sicuramente lo ha per la figlia Pearl che rimane del tutto sradicata ( e di cui alcune reazioni sono più verosimili nella serie tv), anche se forse Mia stessa cambierà nel finale lasciato aperto. Probabilmente abbiamo tutti qualcosa di Elena e qualcosa di Mia.
Apprezzabile anche l’apertura dell’autrice verso il problema dell’interruzione della gravidanza, mostrata senza radicalismi di destra o di sinistra o moralismi: si tratta di una scelta molto dolorosa, non di una passeggiata salutare, ma non viene condannata a priori ( sebbene forse dall’ambiente circostante lo sarebbe, se si sapesse, perché hai violato le regole dell’educazione sessuale di Shaker) ma vista con gli occhi di chi la sceglie e la subisce.
Nel complesso un buon romanzo, sebbene il finale sia troppo aperto: è rimesso al lettore immaginare che accadrà nella vita di queste donne.
Recensione di Eleonora Benassi
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