TEMPO ASSASSINO, di Michel Bussi (E/O)
Non è facile affrontare una nuova uscita dopo un esordio di grande successo come quello di ‘Ninfee nere’, ma l’unica alternativa a questo rischio sarebbe stata quella di non pubblicare alcunché e vivere di rendita. Tutto ciò è forse impossibile per la maggioranza degli scrittori, ma è certo inconcepibile per un autore ambizioso e prolifico come Michel Bussi che non delude le attese dei suoi lettori.
‘Tempo assassino’ ci trasferisce nella Corsica del 1989, non lontano da Calvi, splendida cittadina sul mar Mediterraneo, verso l’incontaminata e frammentata penisola della Revellata. È qui che ritorna Clotilde Idrissi, nel camping che frequentava da bambina, non lontano dal luogo dove ventisette anni prima l’auto della sua famiglia uscì di strada provocando la morte dei suoi cari, padre, madre e fratello, lasciando lei come unica sopravvissuta. Ed è qui che a Clotilde viene consegnata una lettera che per i contenuti privatissimi e per la scrittura sembra provenire dalla madre, istillando il dubbio che essa non sia davvero morta nell’incidente. Ma non è tutto, perché torna alla luce da mani misteriose un diario – una sorta di deus ex machina del romanzo – che la ragazza teneva durante le vacanze di un tempo, mentre omicidi di testimoni, vecchi amori e la dominante presenza del nonno, patriarca-padrone della piccola penisola, sembrano sconvolgere il ritorno della protagonista nella terra dei suoi antenati e cambiare ancora una volta la sua vita.
In un percorso di continui flashback e nell’idea che l’incidente non sia il frutto di una casualità, ma la conseguenza di un piano delittuoso, Bussi ci accompagna in un viaggio della memoria che si inoltra in un intrico di eventi, sino all’epilogo finale, imprevisto, imprevedibile, come è la regola di questo scrittore francese col gusto ingegnoso dei labirinti inestricabili in una Corsica protagonista di una storia non convenzionale che vale la pena di essere letta.
Recensione di Giovanni Rossi
TEMPO ASSASSINO Michel Bussi
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