TERRA CRUDELE, di Ann Weisgarber (Neri Pozza – 2019)
Un racconto che si svolge in poco più di due mesi, un inverno di freddo e di neve.
Anno di grazia 1888. Utah. In mezzo ad un territorio poco abitato e ostile, nel piccolo centro denominato Junction, abitato da una comunità di mormoni, i coniugi Samuel e Deborah dimorano da tre anni. La loro religione prevede, anzi incoraggia, la poligamia, mentre le leggi dello Stato “dei gentili” l’hanno proclamata fuorilegge e imprigionano tutti gli uomini che la praticano. Gli abitanti di Junction sono fedeli “tiepidi”, non hanno un “vescovo capo della chiesa” e nemmeno più mogli. Per questo Deborah e il marito accolgono di nascosto, e aiutano a fuggire, “i fratelli” colpevoli di questo reato. E’ pieno inverno e Samuel, fabbricante di carri, è andato a Sud ormai da molti mesi e non è ancora tornato. Deborah è sola nella fattoria e una notte un forestiero bussa alla sua porta in cerca di ospitalità per la notte. La donna è spaventata, ma mette a freno la sua paura, perché il senso di fratellanza deve avere la meglio. Da questo momento, iniziano una serie di vicende drammatiche e di guai, raccontati, a capitoli alterni in prima persona, dalla protagonista e da Nels, amico di sempre e vicino di casa.
Un romanzo che sostanzialmente scandisce, ora per ora, una lunga attesa, quella del ritorno di Samuel. Tutto questo tempo non è immobile, dentro di esso si intrufolano, non voluti, avvenimenti e personaggi, che sconvolgono e manipolano le vite dei protagonisti, costringendoli a scelte difficili, a introspezioni dolorose. Un racconto che racchiude molteplici sfaccettature, affronta diverse problematiche: fin dove può spingersi l’osservanza assoluta ai dogmi della Chiesa, agli insegnamenti e all’educazione ricevuti, la ribellione del cuore, la paura “per il diverso”, la necessità di essere sempre forti, a costo di respingere i sentimenti.
Il titolo originario era “La guantaia”, ovvero l’occupazione della protagonista, questa volta trovo più significativo il titolo italiano: una terra aspra, difficile da condividere, fisicamente e moralmente, una terra che costringe gli uomini uno contro l’altro, all’isolamento, religioni che dovrebbero unire e che invece inevitabilmente dividono.
L’autrice si è basata su un pezzo di storia. Il villaggio di Junction, abitato da mormoni, è realmente esistito, il resto, ovviamente, è frutto di fantasia.
Vi consiglio caldamente questo romanzo, amici lettori, perché è scritto bene, la trama avvincente ed inoltre è molto particolare, interessante per conoscere la realtà dei mormoni, al di là della condivisione delle loro idee, e riflettere sulla difficoltà e durezza della vita, che costringeva gli uomini ad essere spesso crudeli, alla forza e alla volontà dei singoli che, in condizioni quasi proibitive, con caparbietà e coraggio erano pronti ad affrontare l’ignoto futuro.
Recensione di Carla Maria Cappa
TERRA CRUDELE Ann Weisgarber
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