TERRA MATTA, di Vincenzo Rabito
È con il cuore pesante e pieno di dubbi che parlo di questo libro che ha cambiato una parte profonda di me. Non mi sento all’altezza di recensirlo, non posso esprimere a parole quanto sia fondamentale leggere questo diario di uno degli ultimi, dei derelitti senza voce; posso solo provarci e sperare che qualcuno lo leggerà e lo recensirà in modo appropriato.
Non è scritto da un grande scrittore, nè da uno scienziato, o da uno storico… Ma da un analfabeta. Sì, avete letto bene: questo è il sunto del diario più lungo della storia (1027 pagine senza alcun margine), scritto da un uomo che non sa scrivere. Nel vero senso della parola.
Vincenzo è un contadino siciliano che ha vissuto in prima persona gli eventi della storia d’Italia dal 1899 al 1981 e ha cercato, nell’ultimo decennio, di raccontare tutta la sua vita nonostante conoscesse a malapena le lettere dell’alfabeto e per niente grammatica e punteggiatura.
Chi ha preso quelle pagine con parole dialettali tutte attaccate o separate da punteggiatura a caso (V. non sapeva a cosa servisse la barra spaziatrice) e le ha trasformate in un libro leggibile ha fatto un lavoro enorme.
Questa é LA storia d’Italia, e chiunque ami la storia dovrebbe conoscere anche questo lato di essa, il lato della gente comune.
Gli eventi sono troppi e troppo serrati da riassumere (i curatori hanno anche dovuto fare una pesante cernita); alcuni sono piacevoli da leggere, molti sono spaventosi, qualcuno è terrificante. Per dirne una, le sevizie che il protagonista, insieme ad altri uomini, perpetra ai danni di una donna con la batteria dell’auto sui genitali, per darle una lezione. Vincenzo non è “cattivo”, e solo leggendo capirete perché, lui é il figlio di un’epoca in cui bisogna arrabbattarsi per sopravvivere. La sua vita è una guerra continua… E non solo nelle trincee e in tutti i campi di battaglia in cui l’Italia lo ha voluto.
Abbandonate il giudizio morale davanti a questa copertina, lasciate il pensiero razionale alla prima pagina e godetevi un viaggio dentro la storia e dentro l’animo degli uomini, di tutti gli uomini, ma soprattutto di quelli che non possiedono niente, neanche la capacità di vedere il male, perché non ne hanno le risorse culturali e psicologiche.
Odierete Vincenzo e il suo mondo, ma quando avrete finito di leggerlo, dopo un po’ di tempo in cui la rabbia si sarà placata e il dolore sedimento in voi, saprete di aver imparato qualcosa di fondamentale su voi stessi e sulla storia dell’umanità.
Recensione di Cristina Lombardo
È proprio così, quel diario cambia una parte di noi. Dovreste venire a Pieve Santo Stefano, all’Archivio Diaristico Nazionale, dove il diario di Rabito è conservato e dove, nel Piccolo museo del diario, a lui e alla sua “Terra matta” abbiamo dedicato una stanza intera, una delle più amate dai visitatori…
Grazie Marco per l’utile informazione.