Terza Lezione da Calvino, l’esattezza: MOLL FLANDERS  Daniel Defoe

Terza Lezione da Calvino, l’esattezza: MOLL FLANDERS  Daniel Defoe

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MOLL FLANDERS  

Daniel Defoe

Terza Lezione Americana, L’esattezza

“…mi sembra che il linguaggio venga sempre più usato in modo approssimativo, casuale, sbadato, e ne provo un fastidio intollerabile.”   L’esattezza, terza lezione americana, Italo Calvino                  Ho abbinato all’esattezza di Calvino un grande classico, scritto dal padre del romanzo inglese, Daniel Defoe.   I motivi sono legati alle tre caratteristiche che Italo dà a questo valore letterario:   “un disegno dell’opera ben definito, l’evocazione di immagini visuali nitide, incisive, memorabili, un linguaggio il più preciso possibile, come lessico e come resa delle sfumature del pensiero e dell’immaginazione”   Defoe segue alla lettera questi criteri: la sua prosa è nuda e dettagliata, fino allo sfinimento. L’insieme dei particolari ha lo scopo di persuadere il lettore circa la veridicità di quanto racconta, e al tempo stesso dà importanza e valore ad ogni oggetto, ad ogni azione, ad ogni avvenimento.   Il romanzo, come altri scritti da lui, è una mescolanza di realtà e finzione, attendibilità e scalpore, vita comune e scandalo.

Moll Flanders è la storia di una donna, nata in prigione da mamma ladra, poi abbandonata, sedotta da un ricco giovane, con più di un matrimonio fallito alle spalle, madre di diversi figli, molti deceduti in tenera età altri che le sono stati sottratti, costretta a prostituirsi e a rubare, imprigionata e condannata a morte, deportata in un altro paese.   Non fatevi commuovere da tutta questa sequela di sfortune…Moll Flanders sa decisamente il fatto suo!   E’ vero…è partita già male: nasce povera nella prigione di Newgate e in qualche modo il suo destino è già segnato. Per Defoe la povertà è un peccato del quale bisogna sbarazzarsi con ogni mezzo possibile.   Ecco perché concede a Moll Flanders il diritto ad agire in qualsiasi direzione.   Moll può peccare per salvarsi dal peccato di povertà.   Ha dalla sua poche doti: la bellezza, l’intelligenza, la determinazione, la furbizia.

 

 

E le usa tutte con maestria.   Moll è funambolica, è rocambolesca, è camaleontica, è una sorta di trickster, riesce ad essere sempre un passo indietro al baratro, gioca con il fuoco ma non si scotta mai, fa bruciare gli altri e lei esce illesa ogni volta.   Sceglie la via del peccato per necessità prima e per cupidigia poi, guidata spesso dalla sua smisurata vanità.   Defoe non ci dà modo di conoscere l’anima di Moll, è lei che si racconta al lettore in prima persona, ma racconta cosa ha fatto, non cosa ha provato, e ovviamente racconta quello che le fa comodo.   Il suo racconto è il trionfo del materialismo, della concretezza e il rifiuto di ogni spiritualità, in una società spietata dove a contare è il denaro e la reputazione, una vera e propria giungla in cui sopravvive il più forte, il più ricco, il più astuto.

Di conseguenza Moll non ha tempo per sentimentalismi, di nessun genere. Le sue forze sono concentrate all’accumulo di denaro, che significa rispettabilità, successo e felicità.   Cinismo? Ipocrisia? Forse…circostanze, predestinazione, scelte di vita, debolezza umana anche.   Moll però è anche il prototipo di donna indipendente, una sorta di rivoluzionaria: per lei essere una signora significa non dipendere da nessuno, sapersi mantenere da sola, non sottostare ai voleri di un uomo, non relegarsi al solo ruolo di moglie.   Defoe ha raccontato di una donna spregiudicata, sessualmente libera, il cui ”itinerario della vita per quarant’anni era stato uno spaventevole miscuglio di delinquenza, puttaneria, adulterio, incesto, menzogna, furto” eppure la passa liscia perché si pente (apparentemente), e vive poi felice e contenta.

Defoe non premia quindi il riconoscimento dei propri errori e la redenzione, ma semplicemente esalta la capacità di superare con ogni mezzo gli ostacoli della vita, il superamento delle difficoltà contando solo sulle proprie capacità.   Il suo eroe ideale è colui che non si distingue per nobiltà o purezza morale ma per innate capacità di realizzazione e sopravvivenza.   E se si studia la sua vita si capisce il perché…ma questa è un’altra storia.   Buona lettura!

Di Cristina Costa

 

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