TESTIMONIANZE Elisa Tomassi

TESTIMONIANZE, di Elisa Tomassi (GFE – maggio 2023)

 

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Quattordici racconti che scavano nel cuore di uomini e donne travolti da insoliti destini, altre volte intrappolati dentro la maschera di un comportamento appreso e diventato dolorosa consuetudine. Da qui un dramma semiserio di ascendenza pirandelliana illuminato da uno sguardo preciso e capace di fotografare ambienti e situazioni ma anche dotato di una profonda pietas. Si entra così in uffici dimessi e polverosi dove la Legge dovrebbe rivelare la verità della quale, però, si coglie solo una faccia; il resto rimane inafferrabile e precluso a una reale comprensione. Il racconto, pur nella sua compostezza e nella capacità che l’autrice rivela nella gestione del “materiale umano”, si fa indagine, anche e soprattutto interiore. Alle volte basta un istante in cui ci si lascia andare ed eccola lì, la consapevolezza di quanti compromessi e aggiustamenti la fatica del vivere comporti. E spesso a dividerci non è tanto lo spazio fisico e geografico, quanto la scoperta di appartenere a mondi diversi, che solo di rado possono arrivare a toccarsi, per poi ritrarsi.

Questa variegata umanità nel suo confronto con la legge mostra la fragilità di una mancata comprensione e l’attaccamento a comportamenti stereotipati, come nel racconto L’elefantino dove una procace cinquantenne, licenziata dal suo datore di lavoro in un centro estetico, cova furiosi istinti omicidi contro il giudice che dovrà emettere la sentenza per un eventuale reintegro.

Dall’altro corre un altro filone narrativo più intimo, impreziosito da ricordi infantili, come nel racconto La testata, segnata da un senso di esclusione determinato dal fatto di osservare il mondo senza mai prenderne davvero parte. Del resto il mondo può essere davvero raccontato solo se ne prendono le distanze, e anche in questo mondo infantile il linguaggio appare limpido ed evocativo al contempo. La commedia umana di Elisa Tomassi va poi ad assumere una chiave anche politica nel racconto Testimonianze. Qui un giudice deve infatti affrontare un caso di morte per amianto.

E mentre ascolta il teste più importante con divertita indulgenza per le espressioni dialettali che questo usa, pian piano viene invaso da una profonda malinconia. In lui avviene quindi un altro “processo”, intimo e doloroso che è anche e soprattutto immedesimazione in questa difficile vicenda che ne fa affiorare una che lui teneva ben a bada: il ricordo del padre morente. E in questo racconto la Legge con la sua imperturbabilità si fa carne, andando a incontrare il cuore degli uomini.

Recensione di Marianna Guida

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