THE HATE U GIVE: IL CORAGGIO DELLA VERITÀ Angie Thomas

THE HATE U GIVE: IL CORAGGIO DELLA VERITÀ, di ANGIE THOMAS

 

THUG, acronimo del titolo del libro, è uno young adult con uno stile narrativo molto semplice e scorrevole che tratta un tematica importante e soprattutto di drammatica attualità: quello dell’uccisione di persone afroamericane da parte di poliziotti negli Stati Uniti.

 

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Nel corso della lettura, perdendomi tra le pagine di questo libro mi sono ritrovata improvvisamente catapultata nelle sommosse, nelle manifestazioni, nei tafferugli seguiti alla morte di George Floyd a Minneapolis lo scorso anno, eppure questo è un libro del 2017, a rimarcare il fatto che nonostante gli sforzi compiuti, questo genere di soprusi e le ingiustizie di cui le minoranze sono vittime, sono accadimenti ancora ben lungi dall’essere archiviati.

 

Ma veniamo alla trama del romanzo:

Starr è una ragazza afroamericana di 16 anni. Abita in un quartiere-ghetto dove imperversano le gang, sempre in guerra tra loro per il controllo delle strade e lo spaccio di droga. Starr insieme ai suoi fratelli, frequenta soprattutto per volere della madre, che vuole per i suoi figli un futuro migliore, un prestigioso liceo, la Williamson, una scuola privata frequentata in maggioranza da studenti bianchi ed economicamente agiati. La ragazza vive sulla sua pelle questa dualità che la destabilizza, perché in nessuno dei due ambiti può essere veramente e pienamente se stessa. Per evitare discriminazioni a scuola deve comportarsi come una ragazza bianca, non parlando in slang e senza “atteggiamenti” afro, nel suo quartiere invece le viene chiesto esattamente il contrario ovvero assumere quei comportamenti che cerca di evitare.

Questo fragile equilibrio va in frantumi quando Starr assiste all’uccisione di Khalil, un suo carissimo amico d’infanzia, per mano di un poliziotto. Di ritorno da una festa, i due ragazzi vengono fermati da un’auto di pattuglia, Khalil viene fatto scendere dalla macchina, perquisito più volte in malo modo mentre Starr terrorizzata rimane all’interno dell’abitacolo con le mani ben in vista, memore degli insegnamenti paterni impartitigli da bambina sui comportamenti da tenere nel caso fosse stata fermata dalla polizia. Khalil invece, affronta il poliziotto con la tranquillità di chi crede di essere al sicuro e proprio mentre si sposta di lato per rassicurare l’amica e chiederle come sta, il poliziotto lo fredda con tre colpi di pistola davanti agli occhi inorriditi di Starr.

 

Il caso conquista subito le prime pagine dei giornali.

Khalil era disarmato, eppure c’è chi lo etichetta come un poco di buono, uno spacciatore, il membro di una gang e sostiene che in fondo se lo sia meritato. La polizia, del resto sembra non avere alcuna intenzione di chiarire realmente le dinamiche della vicenda.

 

Starr si ritrova così ad affrontare non soltanto il lutto e la perdita per la morte dell’amico ma a decidere se tacere negando di essere presente sulla scena del delitto, fare finta di niente ed andare avanti con la sua vita, oppure testimoniare e rendere giustizia alla memoria di Khalil, che spacciatore o no, membro di una gang o no, non meritava di morire e basta.

Starr prende coscienza di se stessa, delle sue origini e dei suoi diritti di cittadina, per cui pur minacciata da razzisti e da individui facinorosi ed intimidita dalla stessa polizia che ha ucciso un giovane innocente senza motivo decide di andare avanti e di esporsi.

 

Sentimenti quali la rabbia e la voglia di giustizia e verità prendono il sopravvento sulla giovanissima protagonista che sceglie di affrontare di petto la situazione supportata dalla sua famiglia e dagli amici sia neri che bianchi. Perché a governare sugli uomini dovrebbe essere la giustizia e non il colore della pelle. Lottare per i propri diritti, perseguendo valori comuni è un messaggio positivo che tutti dovrebbero coltivare.

 

THUG: The hate u give, ovvero l’odio che insegnamo. Come a dire che il pregiudizio razziale si apprende da piccoli e che quello che la società ci insegna, ci vomita addosso da bambini le si rivolterà contro da adulti. E in effetti alla base del gesto brutale che ha ucciso Kalhil, c”è solo la paura instillata dal pregiudizio: pregiudizio che diventa omicidio.

Pregiudizio che diventa mancanza di opportunità. Gli oppressi, ovvero i neri, le minoranze, i poveri: tutti quelli ai gradini più bassi della società: sono sempre loro ad avere la peggio. L’America del grande capitale non crea occupazione nei quartieri più poveri e di sicuro non assume volentieri queste persone che anche quando arrivano a prendere un diploma, fanno fatica a trovare un lavoro.

Il caso di Khalil non è un caso isolato purtroppo e il poliziotto che lo ha ucciso non è stato il primo a fare una cosa simile e a cavarsela. È già successo e la gente continuerà a ribellarsi finché le cose non cambieranno.

Il cambiamento è quindi la chiave di tutto.

 

Una lettura che mi ha molto coinvolta e che mi ha permesso di cogliere sfumature diverse nella chiave di interpretazione di questi avvenimenti così drammaticamente attuali, calandomi nei luoghi e nelle realtà degradate dei sobborghi americani, accarezzando esistenze ai margini ma non per questo meno meritevoli di una vita degna di essere vissuta e riscattata.

 

Una lettura che consiglio per avvicinarsi a realtà geograficamente lontane ma eticamente vicine.

 

 

Recensione di Anna Rita Taurozzi

THE HATE U GIVE: IL CORAGGIO DELLA VERITÀ ANGIE THOMAS

 

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