THE IMPORTANCE OF BEING EARNEST, di Oscar Wilde
E’ impossibile tradurre questo titolo. La traduzione più usata è stata “L’importanza di chiamarsi Ernesto” ma non rende l’idea, essendo il nome un gioco di parole tra Ernest (Ernesto) e earnest (onesto). Forse ci sono riusciti con “L’importanza di essere Franco”, ma perde la musicalità e la connessione sonora con il titolo originale. Nel dubbio, per me questo titolo andrebbe detto in inglese.
Detto questo, mi ricordavo dal liceo pezzi interi di questa commedia briosa, ma non l’avevo mai letta tutta. Servono poche ore per una lettura divertentissima e sopra le righe: un vero e proprio inseguimento di battute taglienti e irriverenti, che giocando con il nonsense formano una critica nemmeno troppo velata ad una società ligia alle regole e devota alle apparenze. Una società, tra l’altro, che si prende molto sul serio.
Impossibile riassumere la trama: ci vorrebbe più tempo che a leggere l’intera commedia. Tutto ruota attorno a un matrimonio, per il quale è indispensabile per il futuro sposo chiamarsi Ernest. Seguirà tutta una serie di equivoci che lascerà il lettore imbambolato: non solo per gli equivoci in se’, ma anche per il modo in cui vengono affrontati.
“The truth is rarely pure and never simple. Modern life would be very tedious if it were either, and modern literature a complete impossibility”
(La verità è raramente pura e mai semplice. La vita moderna sarebbe molto noiosa se fosse una delle due cose, e la letteratura moderna del tutto impossibile)
Recensione di Benedetta Iussig
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