TIFONE, di Joseph Conrad (Feltrinelli – giugno 2022)
“Eppure anche le esistenze, prive d’ogni interesse, degli uomini così completamente dediti alla realtà concrete di una vita piatta hanno un loro aspetto misterioso.
Nel caso del capitano McWhirr, ad esempio, sarebbe stato impossibile capire che cosa, in nome del cielo, avesse potuto indurre quel figlio del tutto soddisfacente di un modesto droghiere a fuggire di casa per andare in marina”.
E arriva il momento di dare una sbirciatina alla tua biblioteca personale e tirare fuori uno dei tanti piccoli tascabili che stanno lì, in fila ordinata ed elegante nella sua classicità.
Arriva il momento di leggerne uno, mai considerato, per il piacere di dare un tocco di massima cultura alle tue letture.
E ti illudi, per la brevità del racconto e per la leggerezza dell’argomento trattato, di affrontare una piacevole parentesi culturale che ti porta ad argomentarti sulla vita dello scrittore di cui non hai mai letto nulla.
Una lettura veloce e, chiamiamola così, “utile” per il tuo bagaglio culturale. Non si sa mai dovessero invitarti in un salotto letterario!
“Tifone” di Joseph Conrad doveva essere una lettura avventurosa trattandosi di in piroscafo che affronta un ciclone nel ben mezzo del Mar della Cina. E invece mi sono trovata ad affrontare un romanzo non solo suggestivo ma anche ricco di metafore di vita e di dilemmi esistenziali in cui i personaggi, soprattutto l’impassibile e integerrimo capitano McWhirr, sono avvolti nel mistero per le loro impensabili decisioni che cozzano con il loro temperamento.
Un romanzo intenzionalmente problematico nel toccare, con toni drammatici e narrativi, il valore ideale delle cose, degli avvenimenti e degli esseri umani.
La nave, Nan- Shan, è la vita che a un certo punto di trova nell’onda di un tifone. I personaggi sono le esistenze che devono decidere come porsi di fronte a ciò che, tutto sommato, era previsto: quale vita non ha il suo tifone?
Aggirarlo utilizzato l’istinto e l’immaginazione? Oppure affrontarlo con la rigidità del realismo secondo le regole, le norme e i valori vigenti proprio come lo affronta il capitano Mc Whirr?
“Tifone” di Joseph Conrad è stato, a suo tempo, ferocemente criticato come espressione massima dell’alienazione borghese che riduce l’uomo ad una sorta di automa efficiente e produttivo spesso estinguendo ogni vibrazione emozionale. Tuttavia, questo modo di essere, nonostante tutti i suoi limiti — sembra dire Conrad — ha un suo valore.
C’è da pensare che abbia ragione. Ogni società ha bisogno di esseri adattivi, che non si pongano grandi problemi, e siano testimoni di come si deve vivere secondo le norme, le regole e i valori vigenti. Questa quota di esseri assicura la coesione, l’efficienza e la riproduzione sociale. A essi spetta il compito di essere realisti e di testimoniare che la vita, presa per un certo verso, non è un’impresa da far tremare i polsi. Un uragano è un uragano…
Di contro è pur vero che se esistessero solo esseri adattivi, ogni società si cristallizzerebbe in forme chiuse ad ogni spinta evolutiva. C’è dunque bisogno anche di esseri disadattivi, che coltivino il sogno di mondi e di modi di vita possibili: esseri dotati di fantasia, di creatività e d’inquietudine, i quali sentano per istinto e per vocazione che l’uragano va aggirato, perché esso impone sterili sacrifici. La complementarietà dialettica di queste due categorie è il sale della storia.
Alla faccia di una lettura leggera!
Come la giri e la rigiri nella vita ci vuole anche una buona dose di fortuna. (McWhirr sa)
Recensione di Patrizia Zara
TIFONE Joseph Conrad
Be the first to comment