TOTÒ A PRESCINDERE, di Liliana De Curtis
Nel leggerlo mi sono fatta un gran regalo: gli aneddoti della vita, sia privata che professionale, del grande Totò, alias Principe De Curtis, prima artista e poi uomo dal fascino inquietante, da creatura extraterrestre, da spiritello lunare, angelo buffo che si è incarnato con la missione mai tradita di regalare buon umore, risate, festa, gaiezza e rendere tutti più allegri, soddisfatti, confortati, mi hanno alleggerito la giornata.
“Io sono il servitore del pubblico” e lo è ancora, dopo tanti anni dalla sua scomparsa: il burattino napoletano, Totò, s’inchina al suo pubblico; l’uomo, il Principe De Curtis, lo illumina con le sue perle di saggezza, in un geniale dualismo pirandelliano.
Mentre leggevo, mi sono chiesta come avrebbe reagito il nostro Totò a questa situazione drammatica che ci costringe a rimanere a casa.
Beh! Totò sicuramente, superando la diavoleria della tecnologia, avrebbe fatto un video burlone con la sua mimica inconfondibile, in tight e bombetta, per alleggerire la tensione: “Gesù, Gesù, non ci perdiamo in quisquilie e pinzellacchere. Siamo uomini o caporali? Orsù. Qui dobbiamo risolvere una situazione seria”
Il Principe De Curtis, serio e rattristato, si sarebbe chiuso nella sua casa, fortezza, difesa, amica, aspettando nel silenzio di poter deliziare il suo pubblico ed elargendo donazioni a destra e manca, considerata la sua grande generosità di cuore verso la fascia bisognosa.
Il nostro Totò, un mix fra Charlie Chaplin e Buster Keaton, il grande nostro Totò, il nostro orgoglio è sempre con noi, perché i miti rimangono sempre a consolarci con la loro grande storia e la loro inconfutabile personalità.
Un libro che mi ha permesso, almeno per qualche ora, di godere di quegli “attimi di dimenticanza” andando indietro nel tempo fra palcoscenico e lustrini, maggiorate e uomini in frac, ripercorrendo, dall’avanspettacolo ai films commerciali, dalla tv in bianco e nero ai films di autore, un bellissimo panorama di storia italiana.
“…Te lo dico a parole mie ma son sicuro che mi capirai. Io in quelle persone (povere) vedo un riflesso d’o guagliuncello senza ‘na lira che ero tanti anni fa e quindi mi immedesimo nei loro problemi e chissà che darei per risolverli tutti. Ma la cosa straordinaria è che anche i napoletani poveri si identificano con me. Perché, pure se sono diventato ricco e famoso, sentono che un angolo del mio cuore è rimasto pezzente” (intervista tratta dal libro)
Recensione di Patrizia Zara
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