TRE CENE (l’ultima invero è un pranzo), di Francesco Guccini ( Giunti – ottobre 2021)
Vino. Cibo. Parole. Tre date diverse, tre gruppi di amici, tre occasioni conviviali dagli anni trenta agli anni novanta del secolo scorso. Nessuna vicenda particolare, nessun colpo di scena. Sull’appennino tra Emilia e Toscana, si incontrano personaggi realistici come pochi, nella loro semplicità. Mangiano, bevono, cantano, camminano e il lettore sa già il loro destino. La conoscenza del futuro intride la semplice vicenda di malinconia. La storia del novecento sostiene il quadro, ma non è mai mero paesaggio: fa da impalcatura alle vite narrate.
Soprattutto all’inizio, Guccini sembra procedere per divagazioni, trasportando il lettore sempre più lontano, avanti e indietro nel tempo, fuori dalla serata principale, fatta di tempo che passa in fretta e neve che cade. Poi le vicende acquisiscono una concatenazione, se non una linearità, che ha per denominatore comune un unico narratore. Infine il piacere del racconto ritorna su se stesso, sul passato, e il cerchio si chiude sui primi, ormai lontani protagonisti.
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