TRE DONNE, di bruno Sperani (Scrivere Edizioni)
Devo ammettere che dal titolo non gli avrei dato due lire, ma l’inizio è stato molto promettente, quasi un quadro. Un paesino di agricoltori in cui le storie sono scandite con il ritmo delle stagioni, della miseria, della cattiveria umana.
Tre donne molto diverse: Maria, tanto timorata di Dio da sopportare umiliazioni e soprusi; Virginia, la donna demonio che ammalia; Cristina, che si vota all’amore nonostante tutto.
La prosa scorre piacevole, dialoghi semplici e brevi che corrono veloci, come la miseria che insegue i protagonisti, votati al lavoro in ogni condizione e con grandi fatiche.
Anche i personaggi minori non deludono. Su tutti il medico del paese, depositario di verità spiacevoli e dure, che lascia scivolare una possibile felicità per la sua vita.
“Perché?
Perché non possedeva un cuore semplice; perché non era
un uomo saggio. Perché intendere non serve a nulla! —
concretava sorridendo del suo vecchio sorriso pieno di amari
sottintesi.
— Beati quelli che non ragionano: beati quelli che si
lasciano condurre da un istinto affettuoso, da un concetto
semplice della vita!…”
Le tre donne in realtà sono quattro. Bruno Sperani altri non è che li pseudonimo con cui scrive Beatrice Speranz.
Un quadro dettagliato della condizione dei contadini nell’Italia di metà ottocento.
Recensione di Luciana Galluccio
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