TRE UOMINI A ZONZO, di Jerome K. Jerome
“Quello che ci vuole” disse Harris “è un diversivo”.
E già. È quello che ho pensato anch’io quando ho intrapreso la lettura di questo delizioso romanzetto di Jerome.
Caro Jerome, se sapessi da che cosa mi hai distratta!
Una quotidianità diventata insostenibile per noi poveri individui. Con la pandemia hanno limitato la nostra libertà di azione, con la guerra ci costringono all’eroismo, buonismo, altruismo. È così tutto ingarbugliato. Ci dicono di salvare il pianeta e lo bombardano, ci dicono di tenere le distanze per il bene comune e poi dobbiamo ammassarci per gridare “Pace”. Ci dicono di fare sacrifici mentre chi ce lo dice non ne fa. Che bell’esempio con le macchine blu, pronti a elargire medagliette su corpi morti.
Vergogna. Buffoni.
Ora c’è il cattivo che fa la guerra e i buoni che chiamano rinforzi. Non ho capito più nulla, caro Jerome.
Che situazione intricata, insostenibile, inverosimile, pazzesca. Chissà che cosa avresti scritto tu, con la tua pacata ironia, con il tuo critico senso dell’umorismo, con la tua satira riflessiva.
Sai quanta gente sul web si diverte, oggi, seduta sul divano in pantofole e pigiama e con la pancia piena, a spacciare quattro stupide frasette per ironia, per satira, per umorismo? Che volgarità, che stupidità. Per non parlare quando scrivono o parlano sul serio. Del resto c’è da comprenderci – noi individui comuni, carne da macello, cavie – siamo sottomessi a regimi economici e ne siamo schiavi. Che c’è da fare. E se i bisogni primari hanno sempre la meglio (per quanto?), oggi quelli secondari ci schiacciano: benzina alle stelle, gas senza un freno etc. Ai tuoi tempi c’erano le carrozze e le biciclette…
Quante chiacchiere e pochi fatti. Mentre i “Grandi” (sic!) decidono o hanno da tempo deciso. Boh! Mi sembra tutto cosi strano, tutto veloce.
Che fine faremo, noi umanità, non lo so.
Intanto posso dirti che i tuoi tre personaggi (compreso te) e la loro “bummel” in Germania mi hanno divertita molto. Ed è già abbastanza che per qualche tempo mi sono distratta con le loro avventure.
Del resto cercavo un libro leggero, ilare, primo di verbosità, di pretenziosità culturale, scevro da moti dell’anima, che non ha una fede di predicare né tesi da difendere (ho le palle piene di talk show educativi).
Certo “Tre uomini in barca” mi è piaciuto di più, ma, nonostante ciò, il tuo modo di scrivere mi diverte sempre poiché è tranquillo e si limita a osservare il lato paradossale del mondo: lo spaesamento, il grottesco di alcune situazioni al limite del dramma. Il tutto con occhi sereni e disincantati e senza la pretesa di innalzarli in una cattedra.
Devo trovare tre amiche e andare a zonzo, lanciarmi nell’avventura per cogliere la bellezza sfuggente del mondo prima che svanisca; più di tanto non posso fare per difendere quello che rimane della mia libertà negli anni che mi restano da vivere.
“Male non fare paura non avere” dice sempre la mia mamma. Sara vero?
“Le prestazioni umane sono sempre inferiori alle intenzioni”
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